biennale arte 2013

il palazzo enciclopedico

 

55. ma esposizione internazionale d'arte

1.6-24.11

 

virgilio e la spirale

per i collezionisti istantanei

 

di Gabriele FRANCIONI

Massimiliano Gioni si pone in definitiva come il Virgilio della Commedia. L’insieme delle opere mostrate al visitatore/Dante, peraltro, non è ancora associato a un giudizio o a una sistemazione definitivi, per quanto all’idea di “museo”, seppur in movimento e temporaneo, si richieda propriamente questo. Al collezionista istantaneo, cioè noi, viene proposto di partecipare al riordinamento di segni costituenti le opere e gli input da esse prodotti, in una coazione a ripetere l’ estrazione e il riposizionamento semantico che ci fa noi stessi curatori. Segue una veloce mitopoiesi che ricolloca oggetti/azioni d’arte in un contesto accumulativo a seconda dei casi interiore/privato o collettivo/condiviso.
Crediamo che il senso profondo dell’operazione intellettuale messa in atto dal direttore e la “epocalità” cui si accennava stia propriamente in ciò: a) accantonate cosmogonie aventi per definizione l’ artista-dio al proprio centro, egli si pone IN questo centro quasi fosse un medium intento a raccogliere sismograficamente ogni possibile vibrazione (tellurica o ultrasensoriale) proveniente dalla periferia dell’arte, quindi da “altri tempi” –i semisconosciuti come Auriti o i nobilissimi dilettanti quali Jung- o da questo tempo ma da “luoghi altri” rispetto alle stanze scintillanti della compravendita fieristico-galleristica; b) in un secondo momento, quello che va da fine inizio giugno a fine novembre, costringe il visitatore a farsi egli stesso riposizionatore intelligente, collezionista istantaneo e self-curator del museo temporaneo precedentemente allestito. Le modalità di questa seconda fase de “Il Palazzo Enciclopedico”,inteso come summa di padiglioni nazionali e internazionale, non possono né devono essere messe in atto se non virtualmente,immaterialmente: le vibrazioni ultrasensoriali percepite da Gioni (Steiner,Crowley,lo stesso Jung) ci aiutano a costruire il nostro palazzo enciclopedico interiore/privato, fatto di nessi insondabili, segreti; la scossa tellurica deve invece costringere a confrontarsi con l’universo collettivo-condiviso del presente, illuminato da un inevitabile razionalismo analitico che scandagli recessione economica e disastri ambientali.
Altrove si potrebbe discettare all’infinito sulle dinamiche oscure - in sostanza dettate dalla grande finanza- poste alla base di tale buco nero di crisi infinita, diretta verso tragiche derive millenaristiche e belliche: qui e ora, nell’impossibilità di organizzare rivoluzioni continentali o semplici e più circoscritte “primavere”, che comunque da qualche lato di quella finanza dipendono, il nostro compito sta nello svegliare dal torpore tutti coloro che non hanno ancora aperto gli occhi e rischiano la fine della celebrata orchestra del Titanic. La recessione sta mangiando a morsi anche il mondo dell’ arte: il rappel à l’ordre, la quasi-ritirata delle star anni ’90, culminata nell’ autoacquisizione e successivo ripiegamento verso la pittura da parte di Damien Hirst e nella rinascita di Matthew Barney sotto forma di guru, suona ormai come la fine di un modo sciaguratamente autoconservativo d’ interpretare lo Zeitgeist. Leggere di un Mc Carthy giulivamente ed estemporaneamente riconvertitosi - anche lui - alla pittura, fa accapponare la pelle. Scorrere le ancora per poco pagine patinate di riviste tempestate da fulgide analisi sull’ immortalità della medesima arte pittorica perché “più trasportabile” dei video o delle installazioni, fa sinceramente voglia d’imbracciare metaforici kalash.
Mentre i mensili mainstream cambieranno veste grafica e si ripresenteranno in carta riciclata o fogli grezzi da quotidiano, giustamente riposizionandosi al livello, nobilissimo, di “Exibart”,“Mousse” o “Artribune” e mentre gioiremo comunque del successo di “Frieze” e “Artissima”, noi staremo però ancora visitando la Biennale Arte di Venezia, perché il suo messaggio è più importante. Il compito di questa istituzione è di guardare negli occhi il demone della contemporaneità: se esso dice “fine” di un certo modo di fare e pensare, allora occorre raccontare tale FINE, fermandosi sui titoli di coda. La coda del diavolo.
Massimiliano Gioni, che correttamente e liberamente potrà tornare a futuri progetti old-style, cosmogonizzanti etc, sa però di doversi diversificare dai suoi simili quando indossa i panni da doge e allestisce una Biennale nient’affatto didattica, pedante o attorcigliata su se stessa come qualcuno crede. Fattosi Virgilio e occasionalmente affiancato da Beatrice-Cindy Sherman, apre mondi o terreni comuni alla gente che fluttua disordinata nel mare iconografico dei Giardini e dell’ Arsenale, eleggendo la spirale di Auriti e i gironi danteschi a forma iconica del suo Palazzo, utilizzabile anche quale chiave di lettura o possibile spunto per i riordinamenti curatoriali agiti dal visitatore.
Il minimo comun denominatore di Biennale diventa forma e viene evocato con chiarezza da Gioni nella tridimensionalizzazione di in una torre spiralata su cui disporre gli oggetti scelti durante una personalissima trance psichica o immaginate azioni collettive, dopo aver visitato i padiglioni.
Quello della Romania raccoglie lo spunto gioniano in maniera diretta e senza divagazioni, in tal modo servendoci da exemplum: i giovani performers descrivono, citandole attraverso veloci re-enactements, opere presentate dal 1895 al 2011 alla Biennale. La rilettura è selettiva, personale, astratta, trasognata, dal momento che quadri-sculture-performance-installazioni diventano corpi. “An Immaterial Retrospective of the Venice Biennale” s’intitola infatti questa trasformazione della Storia in Azione: forse il modo migliore per seguire le linee curatoriali in modo originale.
Occorre quindi sognare la (storia dell’) arte, selezionandone i passaggi ritenuti necessari per un’evoluzione interiore e privata o per la messa in atto di un’ AZIONE collettiva. Non ci sembra un caso che la Biennale 2013 sia segnata dal netto prevalere di INSTALLAZIONI - VIDEOARTE – PERFORMANCE su pittura e scultura (buona invece la presenza del medium fotografico).

15/6/2013

 

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biennale arte 2013

il palazzo enciclopedico
01 giugno > 24 novembre 2013