la biennale di venezia

42.festival internazionale del teatro

Venezia 1>11 agosto 2013

 

UBU ROI
di Declan Donnellan e Nick Ormerod

di Francesca ZOLLI

30/30

PER LA MIA CANDELA VERDE

Un ragazzino annoiato gioca con la sua cinepresa, si aggira per la casa come una mosca registrando qualsiasi cosa gli capiti, avvicinandosi senza distanze di sicurezza negli anfratti organici. Fuori dal suo mondo ci sono mamma e papà, una coppia perfetta, con la loro casa perfetta addobbata per l'occasione: una scena con amici perfetti. <<Per la mia candela verde>> come in una metamorfosi incontrollata alla Dr. Jekyll and Mr. Hyde, la musica pulsa come a voler uscire dalle vene e i corpi sulla scena si trasformano in incontrollabili bestie, mosse da irrefrenabili impulsi di istintualità poi, qualcosa di indistinto accade, e i corpi ritornano alla loro quotidianità. Il figlio, seduto sul divano, si alza di scatto e si impunta a quattro zampe come una iena in cerca della sua preda e la trasformazione riprende vita: Padre Ubu e Madre Ubu prendono vita. Una schietta demenzialità colpisce la borghesia, i loro istinti repressi in gesti di cortesia scappano al controllo, le parole si fanno impastate nella lingua assetata di potere di Padre Ubu e la bellezza non trova posto nel corpo di Madre Ubu che incurva la schiena e allarga sgraziatamente le gambe. Il ritmo dello spettacolo è scandito dal dito di un mocciosetto amorosamente sadico che, con la sua macchina da presa, detiene il potere di deformare l'ipocrisia dei suoi genitori e amici. Rallenti, riavvolgimenti di pellicola, stop, primi piani, sovrapposizioni e retroscena: il potere di cambiare la realtà nelle mani di un ragazzino. Questo è Alfred Jarry, un ragazzino che non aveva paura di distruggere, che disegnando un omino dal corpo "periforme" e dalla pancia gonfia di spirale voleva affermare la sua dissacrante forza vitale contro perbenismo e corruzione. Finanzieri, avvocati, e perché no, visti i tempi anche giudici, clerici, politici…Tutti vanno a finire nel calderone di zuppa polacca cucinata da Madre Ubu, nessuno si salva. La guerra per la conquista della Polonia, l'impero del “non luogo”, ha inizio e l'esercito si arma di scovolino da bagno, minipimer e paletta da cucina, il re di Polonia viene decervellato, il nuovo re è Padre Ubu incoronatosi in gran fretta con il paralume di una abat-jour e scettro di matterello. <<Viva padre Ubu>> urla il popolo in gran festa .
Mano a mano che si va avanti il giovane ragazzino gestisce con cura la sua rappresentazione dirigendo gli adulti nella sua opera di distruzione. Le pietanze cucinate alla perfezione volano nell'aria come esplosioni, il divano rovesciato diviene la cripta in cui è custodito il tesoro degli antichi re. Si ride, molto, lasciando che ogni energia compressa del nostro corpo trovi soddisfazione nel far vibrare la pancia. In questa grande messa in scena succede anche che il tutto si fermi perché il padre , in un impeto di devozione e gioia di riscoperta del gioco, si tolga l'elmetto e abbracci il figlio, un frammento per poi ricatapultarsi nella guerra dell'assurdo. Quest'opera, come credo Jarry la pensasse, doveva scandalizzare il pubblico in galleria e liberare gli animi del popolo in platea mentre ora che nemmeno l'offesa ci scandalizza, ridiamo tutti e alle volte tanto ci basta.

ore 19.00 - Teatro La Fenice
DECLAN DONNELLAN - NICK ORMEROD / CHEEK BY JOWL
Ubu roi (100’)
prima italiana
di Alfred Jarry
regia Declan Donnellan
con Xavier Boiffier, Camille Cayol, Vincent de Bouard, Christophe Grégoire, Cécile Leterme, Sylvain Levitte
scene Nick Ormerod
assistente alla regia Michelangelo Marchese, Bertrand Lesca
luci Pascal Noël
musica originale Davy Sladek
costumi Angie Burns
movimenti Jane Gibson
voce Valérie Bezançon
video Benoit Simon, Quentin Vigier

SITO UFFICIALE

 

42.festival internazionale del teatro

Venezia 01 / 11 agosto 2013