THIS
ISLAND IS MINE (?)
Libera, la
terra in cui si trovano i Motus è libera e senza confini: non ci sono quinte
dove nascondersi, ogni attore è in scena anche quando non ha nulla da dire,
non ci sono camerini in cui poter confessarsi, una telecamera mostra a tutti
il retroscena e un fondale bianco, quasi a voler tradire anche la quarta
dimensione, accoglie ogni imprudenza, ogni errore, ogni ombra. Tutto è così
estremamente esplicito da far cadere ogni sicurezza che il pubblico portava
con sé della Tempesta di Shakespeare. Ogni uditore ha la possibilità
di intrecciare i propri dubbi alla drammaturgia che è fitta di rimandi,
citazioni…
Appigli
che forse non hanno bisogno di essere colti perché questo spettacolo fa
circolare uno strano tipo di tensione. Energia compressa che si palesa come
un amico di penna di cui conosciamo tutto senza averlo mai incontrato; una
forza che non ha mai avuto bisogno di essere contenuta in forma. Questo
spettacolo infatti si pone come premessa di dare rifugio a tutti, di dare a
tutti i naufraghi un'isola su cui salvarsi, di dare a tutti una coperta in
cui rifugiarsi (poco importa che sia agosto e che a Venezia ci si sciolga
dal caldo). Ognuno di noi quella sera voleva un molo a cui approdare, alcuni
addirittura lo esigevano. La storia che stiamo vivendo ci accompagna nel
tunnel dell'insoddisfazione, del precariato, della delusione, della
spersonalizzazione, delle emozioni contrastanti, dell'incertezza del non
saper più definire: tutto ci sfugge o siamo noi che lasciamo fuggire? Il
regista dirige i suoi attori con una "luce intelligente" che i tecnici a
teatro conoscono come moving head: un apparecchio automatico che, per
esempio, riesce a seguire un corpo in movimento; ma anche una macchina che
comunque l'uomo, quando vuole, può spegnere. Accade quindi che il regista
perde il suo potere e prendono il sopravvento i portatori di immaginazione,
gli attori, che si ritrovano a giocare mescolando realtà e finzione, ricordi
e immaginazione. A Silvia Calderoni, musa ispiratrice degli ultimi lavori
dei Motus, piace fare Ariel, la sua anima leggera si lascia muovere dal
vento impetuoso, come la si è spesso conosciuta, ma sa anche essere fragile
e fanciullesca. Nel suo lavoro di drammaturgia, che viene arricchito da
aneddoti di vita, spiccano la profonda devozione nei confronti di Judith
Malina, portatrice di una rivoluzione anarchica non violenta, colei che non
si è mai pentita di aver scatenato tempeste ed il ricordo di aver
affrontato, incurante degli avvertenze date dai telegiornali, l'uragano
Sandy mentre le luci di Manhattan sprofondavano nel buio. Chiudete gli occhi
e provate e lasciate che l'unico occhio a vedere sia quello di un ciclone.
Vengono poi ad aggiungersi i ricordi di Calibano, interpretato dall'attore
Glen Caci di origini albanesi, che descrive ben altre tempeste, più costanti
e silenziose, come quelle che si scatenano sulle navi di naufraghi diretti a
Lampedusa o le voci del popolo turco che a Istambul lotta assieme per far
rispettare i propri diritti. Le coperte, in parte offerte dal pubblico,
vengono legate a pacchi, disfatte, indossate come mantelli, lanciate su un
corpo fino a sotterrarlo…Il loro uso metaforico sulla scena fa da
punteggiatura al testo parlato fino a comporre un vero e proprio messaggio
scritto: <<THIS ISLAND IS MINE>> a cui, infine, si aggiunge un punto
interrogativo. Quest'ultimo spettacolo dei Motus è un grande contenitore
fatto di pareti specchianti dove ogni ricerca di risposta si perde in eco.
L'ultima immagine è l'eleganza di un corpo che vaga per la città di Venezia
trascinando con sé un tronco d'albero da poter piantare verso la ricerca di
una democrazia partecipata che solo dal singolo può nascere. Chi, come me,
quella sera ha preso una coperta ed è scesa sul palco, non si è accorto che
quell’isola era diventato un arcipelago. |
ore 22.00 - Teatro alle Tese
MOTUS
Nella tempesta
ideazione e regia Enrico Casagrande, Daniela Nicolò
con Silvia Calderoni, Ilenia Caleo, Glen Çaçi, Fortunato Leccese, Paola
Stella Minni
e con i partecipanti al laboratorio
drammaturgia Daniela Nicolò
suono e video Andrea Gallo, Alessio Spirli (Aqua Micans Group)
assistente alla regia Nerina Cocchi
produzione Motus
in coproduzione con Festival TransAmériques (Montréal), Théâtre National
de Bretagne (Rennes), Parc de La Villette (Paris), la Comédie de Reims -
Scène d’Europe, Kunstencentrum Vooruit (Gent), La Filature - Scène
Nationale (Mulhouse), Festival delle Colline Torinesi (Torino),
Associazione Culturale dello Scompiglio (Vorno), Centrale Fies - Drodesera
Festival (Dro), L’Arboreto - Teatro Dimora (Mondaino)
con il supporto di ERT - Emilia Romagna Teatro Fondazione, AMAT, La Mama
New York, Provincia di Rimini, Regione Emilia-Romagna, Mibac
ione con Teatro Valle Occupato (Roma), Angelo Mai Occupato (Roma), Macao
(Milano), S.a.L.E. Docks (Venezia)
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