la biennale di venezia

42.festival internazionale del teatro

Venezia 1>11 agosto 2013

 

Marketplace 76
regia Jan Lauwers

di Gabriele FRANCIONI

30/Lode

Attenzione alla puttana santa

 

PROLOGO: Megadeath.

Una macchina da guerra gioiosamente disperata,composta da peccatori beatificati,adolescenti e portatori di handicap suicidi,macellai,idraulici e mogli alla ricerca di una ricollocazione familiare,affronta in forma di bazaar multietnico le dinamiche di un imprevisto dramma collettivo,che spazza via (7) corpi giovanissimi e antichissime regole di coesione sociale. Invece di ricostruire come un lego i legami affettivi,ciascuno sembra vagare centrifugamente,come i figli dalle madri dopo le atomiche giapponesi,come i bambini vietnamiti dopo la lava di napalm.

Un’esplosione (perdita di gas/mero errore umano) e un lampo di luce lasciano atomi che faticano a riconoscersi,perché ogni piccolo mondo antico è oggi un assemblaggio appena abbozzato di frattaglie global,dove il local non è più ricovero compassionevole e sta invece in una vanga fatta roteare a caso,in una fontana cimiteriale e in amministratori incapaci di coniugare violenza e sacro in forma di atto unico riconciliatore.Seguono pertanto: proliferazione ipertestuale di atti molteplici,deriva performativa,affascinante blob cognitivo di fronte all’ appalesarsi testuale e morfologico del Tutto.

Operatori ecologici in arancione,capeggiati da Squinty,mantengono forme abortite di ordine nuovo in un quadro di più ampio nuovo ordine mondiale,in posizione e ruolo di contrappunto visivo e musicale,coro attivo che si fa concavità ricettiva per ogni convessità espulsa o misinterpretata dal borgo e dai suoi abitanti:les bourgeois (c'est comme les cochons/Plus ça devient vieux plus ça devient bête/Les bourgeois c'est comme les cochons/Plus ça devient vieux plus ça deviant coillons).
I vari Pierre,Jojo, Adrienne de Montalant di Brel –pure lui flemish come Lauwers- ci sono tutti e diventano: Antoinette d’Outrive,moglie del Commissioner Kurt d’Outrive,Benoît De Leersnyder, il macellaio,Anneke De Leersnyder, sua moglie,che nell’esplosione ha perso un figlio e l’uso delle gambe,Alfred Signoret,idraulico in odor di pedofilia,Kim-Ho Signoret,coniuge coreana,poi vedova e infine puttana santa e la loro figlia Michèle,unica sodale di Pauline,figlia della fornaia Tracy e presunta molestatrice del sibling Oscar,suicida. Squinty spazza via l’ipocrisia borghese e accoglie i reietti,a cominciare da Pauline,vestendoli di orange.Il colore della nuova santità laica.

Tra Bosch,Brueghel ,Brel e Lars Von Trier, procediamo senza certezze in un musical che infila “Tommy”, “L’opera da tre soldi” e “The Wall” con quantità di dati espressivi inversamente proporzionale al desiderio di restare entro i canoni delle drammaturgie tradizionali.Un giorno cade dal cielo una scialuppa di salvataggio,forse una selettiva arca per Meliores o Aristoi,ma rimane oggetto di scarsa utilità,relegata ai bordi del palcoscenico.
 

PREMESSA: The Unsaid.

La tradizione condivisa delle religioni arcaiche prevedeva che l’ elaborazione di un trauma collettivo passasse attraverso l’identificazione di una vittima sacrificale,che trasmutava quindi in entità sacra e veniva periodicamente celebrata in attesa di nuove crisi della comunità,poi eventualmente sostituita da differenti scapegoats predisposti al successivo martirio. Il complesso apparato rituale,le convenzioni sociali e i tabù riconosciuti come tali costituivano le fondamenta di una serie di comportamenti sociali in base ai quali il rischio di deriva centrifuga dell’in/dividuum implodeva immediatamente nella celebrazione centripeta del sacrificium.  

La psicanalisi arriva a scollegare il singolo da questo sistema codificato,imponendo la verifica del tabù cosmico,ovviamente quello dell’incesto,sia come evento reale/seduzione,sia come fantasia rigenerativa.Posto alla base stessa delle forme di conoscenza -non si dà condizione altra dalla natura,quindi non si dà cultura/società/comunità,se non stabilendo l’impossibilità di una congiunzione interfamiliare- esso va letto anche come conditio sine qua non del linguaggio e della comunicazione.

PERFORMANCE: Marketplace 76.

Jan Lauwers fa scomparire 24 persone,tra cui 7 bambini,all’inizio della sua enunciazione narrativa intitolata MARKETPLACE 76:una perdita di gas seguita da un’esplosione ha polverizzato la vita sistematicamente codificata di un piccolo paese di montagna.La morte degli adolescenti e il racconto ritualizzato della possibilità di pregressi incesti (fratello/sorella -da cui il suicidio di quello- e padre/figlia) e abusi vari,diventano il fulcro della contro-messinscena,che,al di là di pochi elementi periferici,risulta pansessualmente connotata,per così dire.D’acchito,l’atonement,l’espiazione catartica di tali “abusi” sembra proprio il tragico antefatto.

Il capro espiatorio,ovvero la figura dell’idraulico colpevole dell’accaduto,accusato di molestie,quindi incidentalmente sacrificato senza ritualità corretta (espiazione terrena dopo l’espiazione divina),viene intelligentemente tenuto in scena anche dopo la morte,in modo da garantirne l’autodifesa tramite affabulazione e canto.E’ come se Lauwers,ipertrofizzando la componente sessuata,quindi psicanalitica del suo testo,avesse introdotto un elemento nuovo,allogeno,pericoloso in quella comunità autosufficiente e,imponendolo come fattore “x” indesiderato,avesse proiettato l’indefinito microcosmo ancestrale della comunità contadina -la piazza del Mercato con la Fontana- sul piano teorico di un’ attualità globalizzata sconvolta dal traum,certo,ma ancor più resa nevrotica dal troppo parlare di sesso senza poterlo più fare,dopo cotanto dramma.La coppia sbilanciata per l’handicap di Anneke,bloccata su sedia a rotelle non fa sesso;idem Kim-Ho,vedova dell’idraulico,ora rimasta senza contrappesi fisici;idem Pauline,congelata nell’accusa di aver molestato il fratello,etc.

Dopo lo sviluppo para-drammaturgico di uno spettacolo proposto in forma di processo sub specie di musical,il finale assolutivo non intende indicare tracce di ritorno a una condizione pre-psicanalitica della Cultura (che avrebbe detto Silvia Montefoschi?),ma è certo che a livello di senso siamo dalle parti di EYES WIDE SHUT,salvo andare oltre al semplice e coniugale “let’s fuck!” di matrice para-Scientologica.

Non bastando il primo capro espiatorio ancestrale (l’idraulico),Lauwers ne mette in campo un secondo,attualizzato,global-multietnico e moderno:Kim-Ho,riconvertitasi in prostituta,poi sacrificata & riscattata. Puttana santa a tutti gli effetti,cui non solo viene concessa la possibilità di sopravvivere,ma persino di dare alla luce il Puer Novus,ovvero il mega-bambolotto gonfiabile della scena conclusiva,concepito insieme al commissioner.

Il regista fiammingo non ci vuole certo dare lezioni di antropologia o lanciare ambigui messaggi messianici in questo luciferino 2013,ma semplicemente ricordare che una comunità aggiornata sulla base dei postulati del terzo millennio deve includere l’elemento allogeno in qualunque forma esso si presenti e prevedere  la salvaguardia del capro espiatorio:Modernità,quindi,non come ipertrofia psicanalitica,ma semmai come stato di Diritto. 

STILL LIVE-set: “SCAPEGOAT TOMMY”. 

In conferenza stampa –una fotocopia di quella del 2011,considerato l’argomentare del pubblico- Lauwers definisce l’attore una scultura tridimensionalmente libera di svincolarsi dai molteplici tracciati definiti dal regista. Dopo Donnellan e Tolcachir,tutti spostati sull’altissimo livello dei loro (tradizionalissimi) performer e,almeno in parte,riluttanti a dibattere una precisa definizione della propria drammaturgia,è abbastanza stupefacente verificare come sia Needcompany -la compagnia che sfugge a ogni categorizzazione,poiché si permette di restare in sincronia/sintonia con lo Zeitgeist- quella,insieme a Motus,che scolpisce le ”più indimenticabili” morfài di questa Biennale Teatro,in attesa di almeno quattro smentite.

Rigola ha voluto mettere in cortocircuito tradizione rinnovata e avanguardia consolidata,ma il direttore e i suoi prescelti sono anni luce avanti (stanti le differenze cui si accennava) rispetto a fruitori/pubblico/addetti ai lavori,che sembrano desiderare ardentemente una serie di contenitori di senso assolutamente convenzionali,in modo da poter discettare solo del Testo,dell’ articolazione e strutturazione drammaturgiche dello stesso e,in appendice,della recitazione.

Il problema è che l’ AZIONE e la VISIONE,il drào e il theàomai fatti reagire entro coordinate spazio-temporali ormai slabbrate e di cui dobbiamo perdere il limite (palcoscenico e durata indefiniti o infiniti),generano qualcosa d’inaspettato,di nuovo,che è precisamente la serie di sculture affabulanti costruite,nel corso della performance attoriale:parlare di “rappresentazione del testo” ci sembra termine desueto.

“I strongly believe that Art only exists in Memory”,suggerisce timidamente Lauwers,alludendo alla lenta stratificazione di immagini/suoni/forme cui assistiamo in MARKET 76,così come in ISABELLA’S ROOM e negli altri lavori di Needcompany,e alla ancor più lenta,autonoma sedimentazione del Senso che agisce/lavora in noi per ore o giorni dopo lo spettacolo.

Forse l’essersi portato dietro,più o meno consapevolmente,René Girard,Freud e Lévi-Strauss (o forse sono loro o l’ universo tutto ad aver sognato Lauwers in tale guisa),ha creato una materia densissima impossibile da licenziare utilizzando i modi convenzionali del fare teatro.

ore 21.00 - Teatro alle Tese
JAN LAUWERS / NEEDCOMPANY
 (135’)
prima italiana
testo, regia, scene Jan Lauwers
con Needcompany: Grace Ellen Barkey, Anneke Bonnema, Hans Petter Dahl, Julien Faure, Yumiko Funaya, Benoît Gob, Sung-Im Her, Romy Louise Lauwers, Maarten Seghers, Emmanuel Schwartz, Catherine Travelletti, Jan Lauwers, Elke Janssens
drammaturgia e sottotitoli Elke Janssens
introduzione Erwin Jans
musica Hans Petter Dahl (inverno), Maarten Seghers (autunno), Rombout Willems (primavera, estate)
suono Ditten Lerooij
luci Ken Hioco
costumi Lot Lemm
burattini Paul Contryn (de Maan)
assistente alla coreografia Misha Downey
produzione Needcompany
in coproduzione con Ruhrtriennale (Bochum), Burgtheater (Vienna), Holland Festival (Amsterdam). con il supporto delle Istituzioni Fiamminghe

SITO UFFICIALE

 

42.festival internazionale del teatro

Venezia 01 / 11 agosto 2013