biennale arte 2013

il palazzo enciclopedico

 

55. ma esposizione internazionale d'arte

1.6-24.11

 

lara almarcegui

spagna

La Crisi come status-quo

 

di Gabriele FRANCIONI

Almarçegui condivide con Sze la matrice povera e veneziana dei materiali portati in esposizione: lì erano objects-trouvées, qui detriti, macerie e scarti di produzione provenienti dall’ isola di San Mattia, in pratica prodotta dall’accumulo di residui di lavorazione dei vetri di Murano. Come per l’artista di Boston, la Venezia nascosta, scartata, residuale, viene polverizzata e una volta perso ogni valore e ogni riconoscibilità formale, elevata a oggetto degno di esposizione e di osservazione critica. In pratica la spagnola e l’americana - ribaltandolo - propongono in altra veste il dettato dell’arte oggettuale anni ’90, togliendo i diamanti al teschio di Hirst e riducendolo in polvere. Se il valore artistico - di ciò che viene esposto, qualunque cosa sia - è pari al corrispettivo in denaro attribuitogli stocasticamente dal compratore, eventualmente plagiato dal pre-giudizio del critico di turno, allora tanto vale esporre, in evoluzione col pensiero di Duchamp, qualunque cosa, i paria tra gli oggetti, i detriti, che solo per essere lì, diventano altro.
Al di là del ragionamento estetico della Almarçegui, disposto su due piani
- quello general-concettuale, appena esposto, e quello attinente le premesse del “Palazzo Enciclopedico”, a.k.a. la Venezia minore andata in frantumi - conta anche il valore simbolico in tempi di recessione, di immediata comprensione e innegabile fortissimo impatto visivo. Anche qui, come per gli Stati Uniti, il padiglione viene violentato e negato, attraverso l’invasione dello spazio centrale da parte del cumulo principale di detriti, a causa dei quali il percorso espositivo di fatto è mutato rispetto alla pianta dell’edificio. Il video nella saletta al piano superiore, poi, racconta l’Isola di San Mattia.    
In definitiva diremo che la linea teorica sulla quale si muove Almarçegui. tra l’altro coerentissima rispetto ad altri suoi lavori simili a quello veneziano, è chiara e ben sviluppata: manca, peraltro, un vero enciclopedismo, dato dalla diversità tout court degli oggetti portati in esposizione (Sarah Sze) o dalla diversità dell’Identico (le serie fotografiche gioniane alle Corderie, ad esempio). Come un serpente che si morde la coda, infine, la stessa corretta occupazione violenta della sala centrale finisce, molto banalmente, con impedire la lettura e la visione chiara dell’ ammasso di residualità.
Assenza di enciclopedismo, se non narrativo (il video) e tema dell’accumulazione sviluppato tautologicamente.

08/6/2013

 

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biennale arte 2013

il palazzo enciclopedico
01 giugno > 24 novembre 2013