Neue Vocalsolisten Stuttgart

30/lode

Dopo essersi confrontati con Bussotti e Lygeti nel 2010, i Neue Vocalsolisten tornano alla Biennale con un omaggio a Gesualdo da Venosa (1560ca.-1613). La performance di canto a cappella da parte del coro di Stoccarda è di straordinaria potenza e delicatezza, attraversata da profonda attitudine analitica, in uno spazio in cui si sente tutto, si ascolta ogni respiro. Il programma varia rispetto all’originaria definizione - sito e catalogo - per evitare di stendere al suolo il pubblico accorso numerosissimo con Sciarrino-Baba-Filidei uno di seguito all’altro, per cui ascoltiamo Gesualdo sparso qua e là e ci vengono anche concesse due pause (la seconda prima del segmento finale dedicato a Sciarrino: una costante interpretativa per i virtuosi dell’ensemble tedesca, dedicatisi anche ad incisioni di musiche del palermitano).
Si celebrano, questa volta informalmente, il Leone d’Oro alla Fondazione Spinola Banna per l’Arte, che ha reso possibile l’evento, e Biennale College, dal cui laboratorio - sotto l’egida dello stesso Sciarrino - provengono le composizioni di due musicisti quarantenni, lo sciarriniano Filippo Filidei e la giapponese Noriko Baba.
La serata inizia presto, alle 20 - da cui l’ attenzione sorprendente di un pubblico cui nulla sfugge - e va configurandosi presto come un confronto fra sperimentazioni ardite, aventi come minimo comun denominatore il madrigale e il XVII° secolo, se non il Barocco,dal momento che gli haiku che hanno ispirato Sciarrino sono opera del poeta giapponese Matsuo Basho (1644/1694).
Sono solo 7 i madrigali sciarriniani eseguiti, quindi non possiamo apprezzare la scrittura ribaltata della sequenza originale (in pratica gli ultimi 6 dei dodici complessivi propongono i materiali dei primi sei in modalità retrograda).
Polifonia alla scala ridotta di musica da camera e scrittura libera e contrappuntistica, con spunti onomatopeici, del siciliano, fanno sembrare Gesualdo poco più che un eretico della regola armonica del proprio tempo, ma è un confronto prevedibilmente senza senso.
Le disarmonie del secondo sono, per così dire, confinate ai singoli accordi, mentre Sciarrino sviluppa un flusso orizzontale in cui vanno colte le microframmentazioni tonali, il tutto leggibile e udibile grazie alla suprema perizia interpretativa di maestri della voce come i Vocalsolisten, sfidati da testi a dir poco complessi e dalle micro-agilità richieste in particolare da Sciarrino.
Ascoltare dal vivo le musiche del Principe di Venosa, invece, è un privilegio forse ancor più grande: non si può dire che abbondino nelle stagioni o negli eventi singoli delle nostre istituzioni musicali, per cui siamo infinitamente grati nei confronti di Biennale Musica per l’imperdibile occasione.
Intrigante anche “Goshu”, ispirato a “Goshu il violoncellista” di Kenji Miyazawa, di N. Baba, con le voci che, se non parlano monosillabicamente, imitano gli strumenti di un’orchestra.
Ancor più disossato e immateriale è il canto di Filidei, su testo di Stefano Busellato, che crea enigmi di senso disponendo in ordine sempre diverso le parole “dormo molto amore ore dopo non aver fatto morte”, respirate dai Vocalsolisten e disposte su normali scale.

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