biennale arte 2013

il palazzo enciclopedico

 

55. ma esposizione internazionale d'arte

1.6-24.11

 

autori vari

maldive

"Extra"/Generic

 

di Gabriele FRANCIONI

Se l’accumulazione e l’enciclopedismo contenuti nelle premesse della 55° Biennale potevano indurre approcci diversificati, diremo che a fronte di chi si è votato a una narrazione autocelebrativa, quindi in qualche modo a una chiusura (UK, Argentina), c’è chi ha provato ad ascoltare il genius loci, drammatizzando la rottura dei vincoli spaziali del padiglione (Stati Uniti, Spagna) e chi, in splendida e quasi totale solitudine, ha privilegiato la linea estetico-curatoriale della totale apertura al mondo. Il Padiglione Maldive è in testa a questo ristretto numero di rappresentanze nazionali, pur essendo - o forse proprio in quanto tale - all’esordio assoluto come presenza alla Biennale.
Non sono i poveri del pianeta che si mettono in fila per elemosinare attenzione e accordi commerciali, sovvenzioni, finanziamenti etc e nemmeno le vittime più colpite dai climate changes, per quanto prevalentemente indotti dall’Occidente, che espongono il loro dramma davanti ai colpevoli: è invece una filosofia radicata nella profondità di culture orientali che
- nonostante colonizzazioni di diverso grado, non ultima quella turistica (il primo tsunami che sommerse l’ arcipelago maldiviano fu quello di visitatori stagionali) - dichiara una strenua volontà di dialogo.
è vero che qui si parla principalmente  di Cambiamenti Climatici, ma i responsabili del padiglione, i curatori e gli artisti si confrontano in realtà sul piano delle sinergie scientifiche globali come ultima ratio contro lo sgretolamento del pianeta, non solo contro la (temuta) scomparsa di Tuvalu e delle Maldive. Solo 2 su 17 artisti sono maldiviani e l’approccio al tema ufficiale è assolutamente diversificato. Il “romanticismo ecologico” del titolo, poi, accenna al ruolo della Natura come prima opzione di vita di un popolo e alternativa alla Cultura, che chiede le si faccia spazio, mentre l’eco-sistema chiede che non glielo si tolga. Natura come (matrice) estetica tout-court, significa privilegiare l’osservazione di una bellezza non perfettibile, agganciando a tale sguardo quello più analitico del metodo scientifico, che va dalla elaborazione di Strategie e Tattiche di Sopravvivenza allo studio della Fisica Quantistica, in un quadro di collaborazioni e scambi che parte da qui e arriva in America, Medio Oriente, Europa e Australia, ovvero le zone del mondo che hanno fornito le opere esposte nel padiglione. Viene promosso un enciclopedismo umano - artisti, paesi invitati, tutti coinvolti anche in fase produttiva - che non ha pari in questa Biennale e sarà la linea guida degli anni a venire. “Suono dell’Illusione” è una delle auto-definizioni scelte dall’ equipe curatoriale principale (Camilla Boemio/Alfredo Cramerotti), ma c’è la concreta possibilità che questo rappresenti l’unico metodo per fare e raccontare l’Arte nel futuro vicinissimo.
A mo’ di esempio, intellettuali e scienziati provenienti da Australia, India e Stati Uniti parteciperanno a simposi, talks o a brevi mostre per tutta la durata della Biennale.  Solo per questo, oltre che per il fascino del contenitore-padiglione,
la Fondazione Gervasuti, dopo le acque irachene del bellissimo allestimento visto nel 2011, dovrebbe vincere il Leone d’ Oro per la miglior metodologia curatoriale.
Le opere esposte, tutte caratterizzate da una necessità di attenzione e di approfondimento scientifico, privilegiano la videoarte e l’ installazione complessa, talvolta inclusiva di video/ ritagli di giornale/fotografie, a confermare il desiderio di documentazione e informazione, mancando persino la nozione di ciò che può definirsi “storia delle Maldive”, fatta non di solo turismo o dramma ambientale, ma anche di tematiche umanitarie, femminicidi e diritti violati.
Guardiamo con piacere il video-doc di Christoph Draeger e Heidrun Holzfeind ("Tsunami Architecture-The Maldives Chapter Redux”) e quello di Khaled Ramadan (“Maldives To Be or Not”), mentre è inevitabile che il blocco di ghiaccio - e il bellissimo racconto filmato- di Stefano Cagol raccolgano un’ attenzione più “iconica”, ma non necessariamente più partecipata. Altra presenza italiana quella di Paolo Travagli, con significative moltiplicazioni visive ottenute attraverso l’uso di specchi. Notevoli anche i contributi di  Oliver Ressler ("Acomplete different climate”)  e Ursula Biemann  (“Deep Water”).

08/6/2013

Maldive/ AA. VV. - Portable Nation: Disappearence as Work in progress - Approaches to Ecological Romanticism. Artisti: Mohamed Ali, Sama Alshaibi, Ursula Biemann, Stefano Cagol, Wael Darwesh, Christoph Draeger & Heidrun Holzfeind, Moomin Fouad, Thierry Geoffrey (aka Colonel), Khaled Hafez, Hanna Husberg, Achilleas Kentonis & Maria Papacaharalambous, Laura McLean & Kalliopi, Paul Miller (aka DJ Spooky), Gregory Niemeyer, Khaled Ramadan, Oliver Ressler, Klaus Schafler, Patrizio Travagli, Tsipni-Kolaza, Wooloo
Commissario: Mr. Ahmed Adeeb – Ministry of Tourism Arts & Culture
Curatorial Team: CPS – Chamber of Public Secrets (Alfredo Cramerorri, Aida Eltoire, Khaled Ramadan). In collaboazione con Gervasuti Foundation
Curatori Associati: Maren Richter, Camilla Boemio

 

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01 giugno > 24 novembre 2013