biennale arte 2013

il palazzo enciclopedico

 

55. ma esposizione internazionale d'arte

1.6-24.11

 

AI WEI WEI, DAYANITA SINGH,
ROMUALD KARMAKAR, SANTU MOFOKENG

Germania

Ecumenismo

 

di Gabriele FRANCIONI

è possibile che il bel lavoro video di Anri Sala necessitasse di una sequenza di spazi più ampi rispetto a quelli del Padiglione della Francia; non è escluso che lo scambio fra i due paesi fosse già stato pattuito anni fa: sta di fatto che, complice anche una nostra particolarissima predisposizione critica verso Romuald Karmakar e un contingentissimo rigetto verso l’onnipresenza di Ai Wei Wei, l’approccio verso l’esposizione attribuita alla Germania era già in partenza segnato da un netto  pregiudizio.
This is Tomorrow”, titolo della collettiva, in realtà vola altissima ed è sulla carta assai stimolante, perché
- invertendo i padiglioni, parlando di eunuchi, facendo convivere diversità- mira a raccontarci il futuro di un globalismo che non viene imposto dall’alto, ma che fonde (nel caso della Singh una fusione corporea, riguardante l’identità sessuale scolpita nel corpo) e unisce il melting pot partito dal basso in un corteo di ultimi e paria teso all’abbattimento delle barriere. è la rigida divisione in quattro, la totale e contraddittoria assenza di dialogo (anche allestitivo, per essere precisi) tra gli spazi e una sensazione di giudizio a priori, di mancanza di fluidità critico-interpretativa che lasciano perplessi. Volendo essere pedanti, ciascuno porta la propria “enciclopedia” - e quella della Singh è di gran lunga la più interessante - o il proprio accatastamento (i fotografatissimi sgabelli di Ai Wei Wei, opera non eccelsa), ma poi se ne sta per conto suo. Susanne Gaensheimer sarebbe la responsabile del buono e del meno buono del progetto “T.I.T.”: la sua ansia di cooperazione sovranazionale ed ecumenismo si scontra con l’irriducibile schematismo teutonico. L’ eunuco che passa da una foto all’altra di Dayanita, in 36 facies retroilluminate, affascina e turba, ridotto a vivere in un cimitero di New Delhi, paria tra i paria dei paria, ultimissimo essere del mondo celebrato nel padiglione di chi il mondo, de facto, lo domina. C’è un ché di compassionevole e distaccato, una pietas non empatica, nient’altro che raccontativa nelle scelte della curatrice. Ancora una volta, è tutta responsabilità della Gaensheimer, certo non della fotografa indiana, cui va invece il nostro plauso.
In definitiva: enciclopedismo a compartimenti stagni.

04/6/2013

 

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biennale arte 2013

il palazzo enciclopedico
01 giugno > 24 novembre 2013