biennale arte 2013

il palazzo enciclopedico

 

55. ma esposizione internazionale d'arte

1.6-24.11

 

nicola costantino

argentina

Storia Nazionale/Narrazione celebrativa

 

di Gabriele FRANCIONI

Al termine del Palazzo Enciclopedico alle Corderie, concepite come intelligente successione di spazi bianchi e finalmente non violentate dalle dimensioni extra-large di opere che entravano in competizione con la vastità della location, la trance misterica indotta nella nostra mente da centinaia di saperi fattisi forme concrete diventa definitivo inciampo meditativo nell’incontro con il loop ipnotico di minimalistici tubi deposti a terra da Walter De Maria: siamo pronti per la Palingenesi, ora che il palazzo della vecchia arte è stato distrutto e, dopo una fine, attendiamo rinascite radicali
La perfetta casualità del dio artistico accosta la “Genesi” dello spazio riservato alla Santa Sede alla “Eva” di quello argentino e il nuovo Pietro (argentino) al bellissimo lavoro di Nicola Costantino.
Non poteva morire che a 33 anni, Evita Peron, controverso/a e multiforme messia dei diseredati, cui il popolo dedicò quattordici giorni di lutto e pianto. Costantino, da sempre trasformista e in divenire, sembra evolvere verso forme espressive che oltrepassino i feti di animali di “Human Furriers” (2000) e i saponi fatti col proprio grasso corporeo, scegliendo il proprio “lato più anni ‘70”, quindi installativo e video. Nicola predispone una sequenza di ambienti-stanze definita dalla diaframmaticità di video-proiezioni in cui è lei stessa a indossare i panni di Eva: giovane, attrice, trionfatrice, malata e morente. Ogni camera è un allestimento a sé, ogni vestito espone la ferrea volontà evolutiva di una donna che si costruiva come un’opera d’arte, fino alla consunzione minimalista di un corpo di soli 30 chili, fattosi installazione nella continuità metallica tra l’imbracatura che la sosteneva e l’auto presidenziale che la trasportava durante il corteo per la rielezione del marito, cui giunse in fase terminale. L’invenzione geniale è proprio l’imbracatura, qui posta su un carrellino motorizzato che la fa muovere tra gli spazi, quasi fosse persona, oggetto surrealista macabro e vitale allo stesso tempo. “Eva-Argentina/Una metafora contemporanea” presenta momentii narrativi - “Eva-Sogni”, “Eva-Specchio”, “Eva-Forza”, “Eva-Pioggia” - che stratificano, in un gioco di specchi borgesiani, le fasi di una singola esistenza messa in parallelo alla storia di un grande popolo. Siamo circondati da Eve-firstlady ed Eve-martirizzate,sino al simposio del video finale, in cui queste s’incontrano e si sovrappongono: la Storia è una freccia, ma anche un cortocircuito di eventi ritornanti uguali. Stupendi la pittoricissima fotografia dei video (Sogni/Specchio) e l’arredo regale delle stanze; perfetta la Eva su ruote (Forza); drammatica e di pura emozione la tavola mortuaria sulla quale - un po’ come le caramelle di Felix Gonzalez Torres - Peron è raccolta nelle lacrime sciolte da cubetti di ghiaccio sovra illuminati deposti sulla fredda lama rettangolare. Forte impatto visivo per un’opera che ricorda come l’accumulo sia anche di dati storici, l’enciclopedia sia fatta di memoria e il collezionismo (volendo anche quello di Evita, che moltiplicò se stessa in vita e si auto-collezionò) mai fine a se stesso, quanto volto a una conoscenza completa, se non definitiva. La piramide di ice-cubes, “Lluva”, racconta gli Ultimi, i Desaparecidos, i martiri della crisi del 2001.

02/6/2013

 

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biennale arte 2013

il palazzo enciclopedico
01 giugno > 24 novembre 2013