biennale musica 2012

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alvin lucier

I AM SITTING IN A ROOM

Teatro Piccolo Arsenale 08/10, h 20.30

 

di Dario SEVIERI

mediacenter

Luce: entra un distinto signore ben vestito. Si siede al centro del palco, apre un libro e con voce tremante ma decisa inizia: “I am sitting in a room, the same you are in now”. Legge tutto il testo, poi chiude il libro e rimane immobile ad ascoltare. Fa il suo ingresso così Alvin Lucier ripetendo (con il testo modificato per renderci partecipi di quanto sta accadendo - non più “in room different from the one you are in now”) la classica e celeberrima performance del 1970 del brano I am sitting in a room che esplora le frequenze di risonanza delle diverse stanze in cui viene eseguita registrando e riproducendo circolarmente un testo auto-descrittivo. Dopo quindici minuti il suono della sue parole – che nel frattempo sono diventate un qualcosa di nuovo – s’interrompe e Lucier lascia il palco all’Alter Ego Ensemble. Trascorrerà gran parte del concerto girando per la sala per saggiarne l’acustica.

Il primo autore ad essere interpretato è Tristan Perich (1982) con il brano Intersticials per ottavino, violino, violoncello, percussioni e microelettronica del 2009 e in prima esecuzione italiana che si contraddistingue con la riproduzione su tre canali di una sequenza elettronica di rumore a 1 bit a cui fanno da contrappunto gli strumenti stoppati con un panno (l’ottavino invece gioca sui soffi). Il ritmo è serrato quasi a ricordare il drum ‘n’ bass: è un brano che diverte ma non spicca per originalità.

Si ritorna alla musica di Alvin Lucier con Three Translations of the Works of Maurizio Mochetti (per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte), un brano del 2008 che, sviluppato sotto la forma di un trittico, si pone l’obiettivo di trasporre in musica l’arte figurativa di Maurizio Mocchetti. Troviamo note lunghe in Arrows; l’esplorazione della scala a toni interi in Counting People e infine il gioco delle risonanze e - come allude il titolo - degli echi in Rebounds. Anche in questo pezzo più recente, il compositore non abbandona il suo stile fatto di studi fra i rapporti tra le frequenze fatto di armonici e battimenti.

Segue un altro giovane autore: Sean Friar, classe 1985, con il suo Scale 9 per clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e percussioni. Cascate di note dense d’energia che si contrappongono al minimalismo degli altri brani della serata. Infatti il titolo fa riferimento al sistema adottato nel manuale di psichiatria DSM-IV per diagnosticare la gravità delle forme maniacali. È probabilmente il brano più “orecchiabile” delle serata con ammiccamenti al jazz.

Con Fidelio Trio (per viola, violoncello, pianoforte) – del 1987, primo brano interamente acustico di Lucier ritroviamo il minimalismo più marcato con i battimenti raggiunti tramite la variazione ritmica di una sola nota da parte dell’ensemble. Idea ripresa anche qualche anno dopo dal giovane russo Kirill Shirokov in Stripping - ed eseguita (in prima assoluta italiana) proprio il giorno dopo sempre da Alter Ego – che invece raccoglierà non pochi fischi.

Penultimo brano, Gated Eclipse (per flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte, percussioni e elettronica) di Mario Diaz de Leon anch’esso in prima esecuzione italiana. Come si può dedurre dal titolo, è un brano contraddistinto l’uso del gate (sia nella base elettronica, sia nell'imitazione fatta dagli strumenti acustici. Viene quindi a crearsi un ritmo spezzato elettronicamente e nell’esecuzione. In questo pezzo l’autore riscopre il suo passato metal reinterpretandolo attraverso le voci degli strumenti classici e delle sonorità elettroniche.

Così com’è iniziata, è un brano di Alvin Lucier a concludere la serata: Two Circles (per violino, violoncello, flauto, clarinetto, pianoforte) – una commissione della Biennale di Venezia in prima esecuzione assoluto. I cerchi, a cui il titolo allude, sono quelli di Carlo Scarpa disegnati per la Tomba Brion a San Vito D’Altivole e la spostamento dal piano visivo a quello sonoro trova la sua realizzazione attraverso un cerchio di onde sinusoidali (realizzate da Ron Kuivila) che percorrono una scala di 18 semitoni ascendenti e discendenti intorno a una nota centrale dove la durata del cerchio è di 10’30’’: esso si sovrappone la sua esatta riproduzione a 7’30’’ per un totale di 18 minuti. Anche quest’ultimo brano di Lucier riceve grande successo e l’autore ritorna sul palco per ricevere gli applausi del pubblico e la sensazione finale è che il vecchio leone sia ancora in grado di stupire e graffiare molto più dei giovani compositori.

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alvin lucier
06 > 13 ottobre 2012