biennale musica 2012

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agostino di scipio computer/live electronics
ciro longobardi
pianoforte
concerto musica contemporanea

Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian 12/10, h 15.00

 

di Misha Noise CC

approfondimenti

I due musicisti partenopei, Ciro Longobardi al pianoforte e Agostino Di Scipio al computer e live electronics, ci accolgono nella Sala delle Colonne di Ca' Giustinian per 4 pezzi di musica contemporanea per pianoforte, di cui due pezzi storici della musica contemporanea, "Klavierstück IX" di Karlheinz Stockhausen e "Electronic Music for Piano" di John Cage, qui nella prima esecuzione assoluta della versione integrale. Longobardi e Di Scipio collaborano da parecchio per un repertorio di musica pianistica contemporanea e elettronica dal vivo, con riesecuzioni di brani classici del genere e composizioni originali.
S'inizia con "Don't Shoot the Piano Players" del compositore piú giovane della serata, Vittorio Montalti. Il pezzo, stando alle intenzioni dell'autore, è un omaggio a sei grandi pianisti da cui si sente influenzato; c'è un moderato uso di tecniche estese, con pizzicamenti diretti delle corde e anche tamburellamenti sul corpo del pianoforte e parti di vero virtuosismo. Tuttavia, nonostante lo sforzo compositivo e i richiami ai diversi pianisti cui il brano è dedicato, non tutti sembrano apprezzare in sala e il brano viene anche fischiato.
È il momento di "Tre pezzi muti - dalla superficie al fondo" dello stesso Di Scipio, che a fianco del pianoforte ha la sua postazione formata da un piccolo portatile per il controllo di una superprocessore dedicato solo al suono. I suoni del piano sono leggerissimi, i tasti sono percossi leggerissimamente, talvolta sono solo abbassati per lasciar risuonare lo strumento; l'idea è quella di costruire un pezzo partendo da pochissimo. Questi atomi sonori vengono poi amplificati, riecheggiati e granulizzati, che è proprio dello stile di Di Scipio. La spazializzazione aiuta a entrare in questo acquario, e la tessitura ritmica data dall'elettronica ben si fonde coi suoni del piano non amplificati, e quelli amplificati vengono a volte deliberatamente e digitalmente rovinati.
Si prosegue con "Klavierstück IX" di Karlheinz Stockhausen, non ostante le risatine d'una scolaresca poco educata. Il pezzo è ben noto e Longobardi lo esegue a dir poco perfettamente, è un piacere ascoltarlo, poter apprezzare dal vero un brano cosí complesso e le sfumature timbriche che Stockhausen con la sua composizione e Longobardi con la sua esecuzione riescono a far nascere dallo strumento.
Dopo la pausa è giunto il tempo del "pezzo forte" del concerto pomeridiano, cioè "Electronic Music for Piano" di John Cage. Dal momento che è il centenario della nascita di Cage non ci si stupisce della presenza cosí numerosa di pezzi del compositore americano e quest'esecuzione, prima assoluta della versione integrale, è un bel regalo di compleanno.
Il brano, non eccessivamente noto, ha forse bisogno d'un'introduzione. È stato scritto nel 1964 in un hotel a Stoccolma, sulla carta intestata dell'hotel. È criptico e contiene solo un'istruzine scitta per l'uso delle parti da "Music for Piano" dalla 4 alla 84, facendo uso però di strumenti elettronici quali microfoni, amplificatori e un oscilloscopio nonché una costellazione da una carta astronomica. Già le "Music for Piano" non sono di facile interpretazione per l'esecutore. Al tempo Cage, volendo un sistema casuale per generare le sue partiture, trovando che lo Yi Jing portasse via troppo tempo per le scelte da fare, s'accorse che la musica "era già lí", guardando le imperfezioni della carta e usandole come traccia per le sue opere; lo Yi Jing non viene comunque abbandonato del tutto ma usato in maniera minore per altre caratteristiche della composizione.
Il tempo e la dinamica del pezzo vengono lasciate all'esecutore, come viene lasciato all'esecutore la libertà di suonare le parti che preferisce; c'è anche libertà di sovrapporre parti, lasciare silenzî e cosí via. I pezzi possono racchiudere sia i suoni del pianoforte che suoni esterni al pianoforte. Lo strumento non deve essere preparato ma si possono usare varî oggetti per sollecitare le corde (Longobardi ha usato pezzi di plastica, catenine, pezzi di legno, schede del telefono, e troppi altri oggetti da elencare o ricordare). Se indicazioni del genere oggi possono sembrare superate o ingenue, non dimentichiamo che erano all'avanguardia al tempo, e cercavano di svecchiare e far divertire gli esecutori. E Longobardi e Di Scipio si divertono nel suonare questo pezzo, fondamentale per una buona riuscita.
"Electronic Music for Piano", se vogliamo essere provocatorî, si può vedere come un "remix" ante litteram dei brani precedenti dello stesso Cage. La parte elettronica, regolata anch'essa da uno spartito, si basa sull'uso di 4 microfoni a contatto che sentono perciò solo la vibrazione e quindi un suono disincarnato dall'ambiente, e la possibilità di farli innescare tra di loro (il temuto feedback di tanti concerti) usando questa caratteristica come materiale sonoro, tecnica ampiamente usata nel rock facendo entrare in feedback il pickup delle chitarre elettriche.
Cosí come una sala concerti o uno studio ha un suo suono che contribuisce alla riuscita d'un concerto, Cage ha in mente l'interno del pianoforte come altra zona di costruzione del suono, con i suoi modi di riflessione e il suo tono ambientale.
I suoni amplificati del pianoforte perdono qualità e sono deliberatamente piú grezzi, i feedback devono essere controllati dall'esecutore dell'elettronica per evitare che crescano a dismisura e soverchino tutto; c'è un lavoro d'amplificazione e rielaborazione sul decadimento delle corde suonate, e a tratti si creano effetti che non stonerebbero in certa musica ambient che sarebbe arrivata di lí a qualche anno. Le percussioni sulle varie parti del piano (ai lati, usando il copritasti, sulle parti interne di supporto delle corde) dànno materiale in piú, cosí come lo dànno le risatine in sala da parte della scolaresca di prima. Ma qui, sono parte integrante della performance a loro insaputa, e tutto sommato a Cage non sarebbe dispiaciuto.

Vittorio Montalti (1984) Don’t Shoot the Piano Players per pianoforte (2011, 10’); Agostino Di Scipio 3 pezzi muti (dalla superficie al fondo) per pianoforte e live electronics (2005 – rev. 2009, 8') prima es. it.; Karlheinz Stockhausen (1928 –2007) Klavierstück IX (1954-1961, 11’); John Cage Electronic Music for Piano (1964, 55’) prima es. ass. della versione integrale.

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06 > 13 ottobre 2012