biennale danza 2012
di e con Erna Ómarsdóttir lazyblood in concerto Teatro Piccolo Arsenale 17 giugno h 22
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scheda / voto: 30/30 |
The Bright Side of the Moon: Trans-medial Performance Art Il refrain “You are beautiful”, interpretato col trasporto emotivo della vera performer totale (qui cantante, ma anche attrice e ballerina), riempie il Teatro Piccolo Arsenale come mai un suono prima e lo trova impreparato, quasi scosso dalla potenza dei decibel di LAZYBLOOD, il duo transmediale di Erna Omarsdottir e Valdimar Jóhannsson, anima e colonna portante della compagnia islandese apprezzata due giorni fa in WE SAW MONSTERS. Da soli, còlti in una dimensione familiare o semplicemente più privata, i due artisti svelano l’altro lato di un’arte solo apparentemente aggressiva. The Bright Side of the Moon, verrebbe da dire, cioè il lato fanciullesco di un’intera cultura, quella nordeuropea, che esorcizza attraverso un apparato di segni estremi il suo problema di fondo, legato alla disabitudine radicale ad elaborare collettivamente il mondo interiore del singolo, cioè a riprodurlo in primis sotto forma di affabulazione condivisa. Le culture basate sulla consuetudine a tale affabulazione sociale appaiono più risolte, equilibrate, senza perdere alcunché della propria capacità espressiva e della ricchezza immaginifica di un comunque mondo costruito sui segni. Quelle latine ne sono esempio perfetto: si pensi alla funzione sociale della chiacchiera nell’Italia del Sud o, a un livello più specificamente espressivo, alla funzione creativa o ri-creativa (che cioè fa rinascere ciò che tratta) dell’attitudine quasi compulsiva a parlare infinitamente nelle donne del cinema almodovariano. Il lato luminoso della Luna ci appare, quindi, tra le righe di un concerto che riprende in tutto e per tutto la chiara e semplice traccia death metal di WE SAW MONSTERS, salvo definire degli inserti che sono indizi di un’alterità, di quel dietro cui accennavamo. Invece di portare sulla scena i mostri elaborati nell’hortus conclusus di psicologie (come tutte) assai complesse, Erna e Valdimar lasciano parlare il fanciullino che è in loro, sino a quando, addirittura, la dolcissima Omarsdottir racconta della propria maternità, prima di lanciarsi in una nuova scorribanda electrometal. Ciò che conta maggiormente, nell’ora e un quarto di musica dura come un iceberg, è il fatto che in realtà questa si sciolga progressivamente in un lamento infantile, nei ricordi di un compleanno trascorso insieme al padre -la lunghissima “Happy Birthday”, nulla a che vedere con il tormentone delle sorelle Hill- e nell’ironica estasi contemplativa di un cielo pieno di stelle (“because they could explode today…”). La stessa base registrata, manovrata dall’ingegnere del suono Valdimar, accoglie sempre più spesso segmenti melodici, mentre Erna moltiplica le sue incursioni tra la folla. Qui sta la grandezza di un’artista ancora non abbastanza conosciuta in ambito, appunto, transmediale: la Omarsdottir è SEMPRE una presenza carismatica, sia che reciti danzando per Jan Fabre o si lasci mordere da due gemelle vampiresche nella pièce danzata della Biennale o costruisca intere performance musicali esclusivamente attorno alla potentissima voce, al corpo sempre scosso da correnti elettro-cinetiche e al bellissimo viso. Straordinaria anche nell’ironico finale sempre rimandato, in cui si fa beffa delle rockstar restie a concedere gli èncores al pubblico: per una buona mezz’ora presenta tutte le canzoni come “our last song”… LAZYBLOOD è un flusso erotico in forma di performance, durante il quale Omarsdottir, nel continuo scambio con un’audience che la desidera, svela il lato buono, gentile, fanciullesco e amoroso di un fare performance-art-transmediale solo apparentemente dura, spigolosa, frontale.
LAZYBLOOD in concerto Concerto performance di e con Erna Ómarsdóttir e Valdimar Jóhannsson ideazione, musica e testo Erna Ómarsdóttir e Valdimar Jóhannsson produzione/distribuzione Esther Welger-Barboza |
foto © Bjarni Grimsson |
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biennale danza 2012
awakenings
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