biennale musica 2012

+extreme

 

giardino sonoro
per una ecologia del suono

6 al 13 ottobre 2012, Giardino delle Vergini, Arsenale

 

di Misha Noise CC

multimedia

È difficile valutare un'opera complessa come questa. Piú difficile pensando che è ideata per modificarsi nell'arco di tutta la giornata, con diverse condizioni ambientali, a seconda di quanta gente è presente e l'ora del giorno in cui si va. Piú difficile  ancora anche se si arriva in un momento di pioggia battente e purtroppo il Giardino Sonoro per la gran acqua che sta cadendo s'è arrestato.
Per fortuna viene subito ripristinato da un tecnico sbucato dal nulla, ma sempre per la grande umidità la parte sensoriale del giardino non funziona e entra nella modalità di riproduzione normale e non in quella interattiva.
Il Giardino Sonoro è situato in fondo all'Arsenale, nel giardino vicino al Padiglione Italia, ed è una struttura a forma di goccia curva delimitata da una morbida cunetta che s'alza gradualmente a partire dal punto d'ingresso previsto fino a circondare la parte piú larga, punto focale dell'installazione interattiva. Su tutta la cunetta sono collocati diffusori, cosí come sui rami di un albero che sta in prossimità dell'installazione e sulla parte di prato che costeggia il sentiero che circonda la goccia. Nel punto focale già citato c'è un anello di metallo, parallelo al terreno, che fa da "parapetto" intorno a un diffusore e che funziona come uno dei punti d'interazione tra pubblico e opera.
La versione interattiva del Giardino Sonoro si basa su tre parametri per funzionare: la luminosità dell'ambiente, la densità dei visitatori e la prossimità di questi nei confronti dell'anello. L'installazione genera cosí dei soundscape a partire dal materiale sonoro presente nella macchina e dalle condizioni presenti.
Il materiale sonoro, 7 brani di 7 diversi artisti (Nicoletta Andreuccetti, Lorenzo Brusci, Maurilio Cacciatore, Simone Conforti, Jacopo Balboni Schilingi, Stefano Taglietti e Paolo Zavagna), è stato diviso dai compositori stessi in frammenti piú piccoli in base alle componenti spettrali, cioè se suonava "scuro", "normale" o "chiaro" e sulla densità, cioè suoni lunghi e isolati contro suoni molto varî e con rapida successione. Queste divisioni poi venivano ricombinate a seconda dei sensori che associavano le condizioni di luminosità ambientale alla "luminosità" sonora, e la presenza di persone alla densità acustica dei frammenti, senza piú discernere un pezzo dall'altro, mischiando le caratteristiche simili dei brani in un unica opera che s'evolve con l'ambiente intorno. Il suono poi viene diretto verso i diffusori sparsi per il giardino; quelli che piú colpiscono sono di certo quelli collocati sull'albero, che hanno forme aerodinamiche e lucenti, ma che comunque si mescolano naturalmente tra le fronde dell'albero, come strani frutti o nidi di singolari volatili.
Questo tipo di musica d'ambiente non è da vedere come un accompagnamento alla scena, è diversa rispetto ai primi esperimenti di musique d'ameublement di Erik Satie, che la voleva proprio come potenziale elemento d'arredo (mal interpretato dai suoi contemporanei che durante la prima esecuzione, invece di visitare la mostra cui la musica faceva da sfondo, si misero computamente a ascoltare, con scorno di Satie). Diversa anche dall'incidental music di Cage, non centrale a una performance, ma solo un elemento in piú come potrebbe essere il colore d'una parete; il Giardino Sonoro crea da sé un soundscape a partire dai materiali che ha e, se vogliamo, dall'umore, dettato appunto dalla pioggia o dal sole, dalla gente e dall'attenzione che questa dà all'installazione. Non si ha mai due volte la stessa cosa, e la macchina continua a comporre anche quando nessuno la sta a ascoltare.

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06 > 13 ottobre 2012