PERSONAL STRUCTURES 00
Rene Rietmeyer: Esistenza
 
Hermann Nitsch: Under My Skin

Arnulf Rainer: Unfinished Into Death

di Karlyn De Jongh e Sarah Gold

 

L’artista Rene Rietmeyer (*1957, Olanda) crea oggetti a parete, astratti e tridimensionali, che chiama “Box” (letteralmente: scatola). Le Box riflettono la sua personale esistenza nel tempo e nello spazio. Il suo lavoro è espressione della sua esistenza, è vivere le conseguenze dei suoi pensieri, vivere la vita in maniera cosciente e creare una consapevolezza di questo negli altri. Nel suo lavoro, Rietmeyer si concentra sulla sua vita personale, sulla sua esistenza, e su questo l'artista si esprime senza mezzi termini: “I miei oggetti diventano quel che diventano. Sempre. Non aspirano ad essere “belli” o “brutti”. Ogni Box che faccio è un franco risultato di me stesso, un riflesso della mia esistenza, di me in quel dato momento nel tempo e nello spazio, un oggetto proveniente da quel particolare momento all'interno della mia vita”. Da alcuni mesi, Rietmeyer vive a Venezia.

 

 

La Box

Le Box di Rietmeyer contengono i suoi pensieri ed esprimono le sue esperienze di una determinata regione o persona conosciuta in un particolare luogo e tempo. Descrivono argomenti seri, evidenziando la relazione emotiva dell’artista rispetto a ciò che lo circonda. “La mia preoccupazione principale riguarda il processo con cui realizzare ciò che voglio esattamente esprimere, come comunicare e come realizzare questo nel miglior modo possibile con i mezzi a mia disposizione.

 

 

Una volta che ogni Box acquisisce una realtà fisica, la percezione del suo significato e il suo impatto emotivo diventano competenza dello spettatore, me compreso. Solo realizzando le mie idee nell'oggetto e portando a termine una serie di Box, i miei pensieri diventano visibili e quindi percepibili”.

Questi pensieri ed emozioni sono espressi attraverso mezzi astratti quali, tra gli altri, forma, dimensione, colore, texture, composizione e scelta dei materiali. Secondo Rietmeyer, questo modo di lavorare non differisce poi così radicalmente rispetto a quello di Van Gogh o di Nicolas de Stael. è solo il linguaggio astratto a essersi sviluppato nel tempo. Oggigiorno è lecito pensare a un soggetto in termini di colore o texture, non c’è più l'obbligo di un’immagine figurativa. Gli elementi formali che caratterizzano la superficie di ogni Box o installazione, non solo determinano la forma dell’opera, ma anche contenuto e significato. Ad esempio, la struttura della superficie di “EL HIERRO 2011” è fatta di diverse tonalità di rosso e in parte di nero; è ruvida, vivace, selvaggia e dà la sensazione del fuoco.

 

 

Pur rimanendo un'espressione personale, vi si può ritrovare una sensazione che rimanda alla piccola isola vulcanica di El Hierro (in Spagna, nelle Canarie). La struttura della superficie dà una sensazione che differisce dal “Ritratto di JK e Roma 2010”, dove Joseph Kosuth viene rappresentato attraverso l'uso di uno strato spesso e deciso di bianco, che ricopre un'iniziale superficie di colore rosso vibrante. Il colore e la struttura che restituiscono Joseph Kosuth sono diversi da quelli di El Hierro. Confrontando le due installazioni, comunque, è chiaro che Rietmeyer stesso è molto presente in questi oggetti. È lui che sceglie i materiali, la struttura, il colore, ecc. Il lavoro – come tutto quello che percepiamo nella vita - è personale.

L’artista considera ogni Box, ogni lavoro, come un momento unico all'interno della sua autobiografia: “[Il lavoro] è un incontro con me stesso, con me come persona, col mio passato e le mie riflessioni”. L’opera di Rietmeyer riflette l’accumularsi di un insieme di impressioni di un determinato tempo e luogo – una vita.

 

 

Ma il lavoro non riguarda soltanto le scelte della persona Rene Rietmeyer, scelte che rispecchiano il suo provenire dall’Olanda, da una particolare generazione, dall'aver viaggiato in alcune parti del mondo, ecc, e che qualcun altro, nato ad esempio in Brasile, avrebbe fatto in maniera diversa. Ogni Box è anche il risultato della situazione in cui Rietmeyer si trovava nel momento della creazione dell'opera: se facesse caldo o freddo, quale fosse la sua condizione fisica, se avesse a disposizione materiali di buona o cattiva qualità, ecc. “Quella ‘stessa’ esperienza in un altro momento nel tempo, la creazione e l’esecuzione della serie subito o dopo molto tempo avrebbe portato inevitabilmente ad un risultato differente.” Le Box sono una combinazione di scelte predeterminate e della situazione durante l'effettiva realizzazione del lavoro.

 

 

Oltre a questi momenti della vita riflessi nelle varie installazioni di Rietmeyer, l’artista si concentra sul trascorrere della sua vita. Questa tensione tra momento e passaggio porta con sé una consapevolezza di quanto breve realmente sia la vita. Mi ha parlato di questa consapevolezza mentre ci trovavamo insieme a Captiva, in Florida, USA, di fronte alla casa di Robert Rauschenberg nel 2008, qualche giorno dopo la sua morte: “Un’intensa consapevolezza del Tempo, dello Spazio e dell’Esistenza mette la tua stessa esistenza in una prospettiva più ampia, ti dimostra quanto tu sia piccolo, ti fa capire l’importanza e la bellezza dell'essere vivo e ti fa comprendere e accettare l'assoluto 'essere fine' della morte”. Rietmeyer mi ha raccontato che Rauschenberg una volta gli disse qualcosa che ha lasciato in lui un segno profondo: quando Rauschenberg era giovane, credeva che non ci fosse abbastanza mondo da scoprire. Durante questo dialogo con Rietmeyer, cosciente del fatto che sarebbe morto poco dopo, Rauschenberg ammise: “Il mio tempo sta per scadere.” Rietmeyer aggiunge: “Il tempo non si ferma. Noi semplicemente smettiamo di esistere”.

  

 

Tempo – Spazio – Esistenza 

Tempo – Spazio – Esistenza contano per Rietmeyer non soltanto in relazione alle particolari circostanze espresse nella sua opera; vanno molto al di là di questo. Rietmeyer li considera i concetti più importanti su cui l’umanità in generale possa riflettere. Ad esempio, durante i simposi di Tokyo, New York e Amsterdam, l’artista ha discusso questi concetti con l’obiettivo di suscitare una maggiore consapevolezza negli altri. Tuttavia, per Rietmeyer non sembra possibile considerare ciascun concetto come separato dagli altri, tutti sono collegati. Anziché focalizzarsi sui loro singoli significati, Tempo – Spazio – Esistenza sembrano essere importanti per Rietmeyer nel senso che creano una consapevolezza della vita. “Se potessimo vivere e percepire i materiali e ciò che ci circonda in modo più cosciente, e se applicassimo concretamente questi pensieri alla nostra vita quotidiana, raggiungeremmo una consapevolezza molto maggiore della nostra stessa esistenza”.

 

 

In ogni caso, ci piacerebbe approfondire brevemente il significato di Tempo, Spazio ed Esistenza per Rene Rietmeyer. Rietmeyer vede la sua vicenda umana come la minuscola parte di un continuo e lineare procedere del tempo. Il tempo è infinito in entrambe le direzioni: non c’è una fine, né un inizio; il tempo c’è sempre stato e continuerà a esserci. Il concentrarsi sulla propria vita all’interno di questo tempo infinito, per Rietmeyer, corrisponde a una consapevolezza della propria posizione nel tempo. “Con questa posizione nel tempo intendo riferirmi alla conoscenza dei pensieri degli altri artisti con cui comunico, ma anche alla conoscenza dei pensieri e dell’opera di artisti che non ci sono più, la conoscenza di noi stessi, dell’umanità, del mondo, dello spazio e del tempo in cui viviamo. I pensieri all’origine della decisione intellettuale circa la costruzione della mia opera hanno un’origine. Quell’origine affonda nel tempo passato”.  Esprimere tutti questi pensieri significa che Rietmeyer non solo esprime il tempo che lui stesso ha vissuto, ma anche il tempo di cui non è stato testimone: è una combinazione di ciò che lui chiama “tempo vissuto in prima persona” e “tempo non vissuto in prima persona”. “Tutta la conoscenza che ho acquisito da persone come queste, vissute prima del mio tempo, personale e consapevole, mi ha aiutato a formare i miei pensieri su tutti gli elementi formali che utilizzo per realizzare le mie opere”. Nel suo lavoro, l’atto di fare riferimento ad altri non è espressione di un qualcosa di romantico o sentimentale. Piuttosto, Rietmeyer lo associa ad una consapevolezza realistica del ‘tempo’ e al susseguirsi delle sue esperienze. 

 

 

Tuttavia, la maniera in cui percepiamo il tempo è influenzata dalle emozioni del momento che stiamo vivendo; lo stesso vale per lo spazio. La percezione visiva e/o tattile dello spazio che ci circonda ci rende consapevoli della posizione relativa del nostro corpo rispetto agli oggetti attorno a noi. Ci fornisce coordinate dimensionali quali altezza, profondità e distanza. Questa percezione dello spazio ci comunica informazioni relative alla forma dello  spazio in cui ci manifestiamo e che è essenziale per il nostro movimento e per l’orientamento all’interno del nostro ambiente circostante.

Guardando un’opera d’arte, noi la percepiamo sempre all’interno del suo ambiente, all’interno dello spazio in cui esiste. Il modo in cui percepiamo un’opera d’arte, quindi, è sempre in stretta relazione con il modo in cui percepiamo lo spazio circostante. Per via di questa dipendenza dallo spazio in cui l’opera viene percepita, Rietmeyer ha creato il suo lavoro nella forma di installazioni flessibili: ogni Box è a sé stante, ma può anche essere installata insieme ad un numero variabile di Box.

Secondo Rietmeyer, la nostra esistenza deve essere vista all’interno dello spazio e del tempo infinito. Questo è il motivo per il quale egli nota che non dovremmo guardare esclusivamente a noi stessi, ma anche al tempo che non abbiamo vissuto in prima persona. Attraverso la comunicazione e la convivenza con altre persone, siamo stati capaci di svilupparci. Ma è chiaro che guardando la nostra esistenza all’interno di un tempo infinito la nostra vita non ha senso. “Essere consapevoli che in realtà non c’è alcuna ragione per la nostra esistenza non significa che non si possa, o debba, fare qualcosa di bello, di buono, con la nostra esistenza.”

 

 

Personal structures

Per ampliare la portata della creazione di questa consapevolezza e nel tentativo di fare del bene per gli altri, Rietmeyer ha dato inizio nel 2002 al progetto PERSONAL STRUCTURES. Questo progetto pone i concetti di Tempo – Spazio e Esistenza al centro dell’arte contemporanea e cerca di renderli più “en vogue”. “Un’intensa consapevolezza di Tempo, Spazio ed Esistenza pone la propria esistenza in una prospettiva più ampia, ti dimostra quanto siamo piccoli, ti fa comprendere l’importanza e la bellezza di essere vivo, ti rende consapevole e ti fa accettare “l’essere fine” della morte”.

 Personal STRUCTURES è diventata una piattaforma aperta per artisti da tutto il mondo e di diverse generazioni, che da diversi anni lavorano con sincerità e dedizione a questi concetti. Attraverso mostre di gruppo, come la 54ª Biennale di Venezia a Palazzo Bembo, e in pubblicazioni di gruppo, vengono messi in luce questi artisti e i loro pensieri, nel tentativo di stimolare un dialogo e di aumentare la consapevolezza dello spettatore a proposito della sua stessa esistenza come parte di questo mondo e lo stesso vale anche per l’artista: devi continuare a incontrare te stesso in modo sempre nuovo.

Indipendentemente dalla bellezza di tutti questi pensieri, progetti ed esperienze acquisite nel corso della vita, alla fine, ciò che hai è la tua vita e sta’ a te renderla il più interessante possibile. Per Rietmeyer, produrre delle opere d’arte e vivere momenti stimolanti è prioritario. L’interpretazione di questo e le esperienze che sfociano nel lavoro hanno importanza solo durante la vita; lui sa bene che dopo la sua morte tutto questo svanirà. Come afferma lui stesso: “In definitiva, il mio lavoro non è nient’altro che la prova della mia esistenza”.

 

 

Per informazioni sul lavoro di Rene Rietmeyer, si prega di contattare la Global Art Affairs Foundation tramite il sito www.globalartaffairs.org. In alternativa, è possibile visitate il sito di Rietmeyer: www.rietmeyer.com

 

Credits:
Three installations together:
Rene Rietmeyer, “EL HIERRO, Spain, February 2011”, “Portrait of JK and Rome 2010” and “Naples, Italy, May 2010”, 2011. Installation view at Palazzo Bembo, exhibition PERSONAL STRUCTURES, 54th Venice Biennale 2011. Photo: Global Art Affairs Foundation. Courtesy: Rene Rietmeyer.

White boxes:
Rene Rietmeyer, "Portrait of JK and Rome 2010", 2011. Installation view at Palazzo Bembo, exhibition PERSONAL STRUCTURES, 54th Venice Biennale 2011. Oil on wood, each Box 25 x 25 x 19 cm. Photo: Global Art Affairs Foundation. Courtesy: Rene Rietmeyer

Red-green installation:
Rene Rietmeyer, "Portrait of Sarah and Karlyn, Venice 2011", 2011. Installation view at Palazzo Bembo, exhibition PERSONAL STRUCTURES, 54th Venice Biennale 2011. Oil on wood, each Box 25 x 25 x 15 cm. Photo: Global Art Affairs Foundation. Courtesy: Rene Rietmeyer

Yellow installation:
Rene Rietmeyer, "Naples, Italy, May 2010", 2011. Installation view at Palazzo Bembo, exhibition PERSONAL STRUCTURES, 54th Venice Biennale 2011. Oil on wood, each Box 25 x 25 x 12 cm. Photo: Global Art Affairs Foundation. Courtesy: Rene Rietmeyer

Red installation and the "details":
Rene Rietmeyer, "EL HIERRO, Spain, February 2011", 2011. Installation view at Palazzo Bembo, exhibition PERSONAL STRUCTURES, 54th Venice Biennale 2011. Oil on wood, each Box 25 x 22 x 15 cm. Photo: Global Art Affairs Foundation. Courtesy: Rene Rietmeyer

Red, standing ceramic Box:
Rene Rietmeyer: “LIFE” #32, 2007. Ceramic and glace, 16x16x21cm (5.3x5.3x8.3”). Photo: Global Art Affairs Foundation. Courtesy: Rene Rietmeyer

White installation:
Rene Rietmeyer, "Portrait of JK and Rome 2010", 2011. Installation view at Palazzo Bembo, exhibition PERSONAL STRUCTURES, 54th Venice Biennale 2011. Oil on wood, each Box 25 x 25 x 19 cm. Photo: Global Art Affairs Foundation. Courtesy: Rene Rietmeyer

Venezia glass Boxes 2007:
Rene Rietmeyer, “Venezia, September 2007”, 2007. Murano Glass and silver-nitrate, each Box approximately 42x12x16cm (17x5x6”), installation view at 53rd Biennale di Venezia, 10 July 2009. Photo: Global Art Affairs Foundation. Courtesy: Adriano Berengo, Italy.

Venezia glass Boxes 2010:
Rene Rietmeyer, “Venezia 2010”, 2010. Murano Glass and silver-nitrate, each Box approximately 48x11x16cm. Photo: Global Art Affairs Foundation. Courtesy: Rene Rietmeyer.

Rietmeyer with light-green installation:
Rene Rietmeyer at his studio in Netherlands in 2000. Installation title: “Brabant, March 2000”. Photo: Global Art Affairs Foundation. Courtesy: Caldic Collectie, Rotterdam, Netherlands.

 

 

oscur/azioni

summer of the arts 2011

01 giugno > 27 novembre