OPROSTI MI ZA KUNG FU (PERDONAMI KUNG FU)
(programmazione EUROPE OUT OF EUROPE)
Croazia 2004, 71'
regia/sceneggiatura Ognjen Svilicic
direttore di fotografia Vedran Samanovic
montaggio Vjeran Pavlinic
musica Ognjen Svilicic, Maro Market
interpreti Daria Lorenzi, Vera Zima, Filip Rados, Vedran Mlikota, Luka
Petrusic, Ivica Basic, Yong Long Dai, Jadranka Dokic, Barbara Vickovic, Mate
Curic
produttore Vesna Mort
prodotto da HRT Croazia
Festival
2004 Pula (Croazia)
2005 Berlin, Linz, Sarajevo, Vancouver, Copenhagen, Kiev, Sochi, Warsaw,
Dubrovnik, Amiens, Durban, Reggio Calabria, La Rochelle, Tubingen, Amsterdam
Premi
2004
Pula Golden Arena National Competition: best actress (Daria Lorenzi), best
supporting actress (Vera Zima), Kodak Prize for best film
2005
Warsaw - Grand Prix (New films, New Directors International Competition)
Dubrovnik - Best screenplay
Amiens - Best actor (Filip Rados), Internet movie magazine best Film
International Festival Dugo Selo - Best film, Best Screenplay
Ognjen Svilicic, regista e sceneggiatore, nasce a Spalato (Croazia). Si
laurea in regia all'Academia delle Arti Drammatiche di Zagabria. Il suo
primo lungometraggio DA MI JE BITI MORSKI PAS (FOSSI UNO SQUALO) viene
premiato dalla critica come Miglior Film del Festival di Pula (Croazia), e
risulta il film croato più visto dell'anno 2000; la sua sceneggiatura del
film STO JE IVA SNIMILA (QUEL CHE IVA HA REGISTRATO), regia di Tomislav
Radic, ha vinto il premio FIRPESCI al Festival Internazionale del Film di
Ljubljana (Slovenia). Dirige anche PUNA KUCA (FULL HOUSE,1997) e ANTE SE
VRACA KUCI (ANTE GOES BACK HOME, 2002), entrambi per la tv.
(Estratto dal 34TH BELGRADE INTERNATIONAL FILM
FESTIVAL CATALOGUE)
Dopo un periodo di immigrazione in Germania, Mirjana decide di tornare a
casa: è incinta. Per la comunità del luogo - sperduto nella campagna Croata
- e per la famiglia, ancora ancorata ad antiche convenzioni, il bambino non
può arrivare al mondo senza un padre. Non solo, colui non può che essere un
loro simile: della stessa comunità, nazionalità, razza. In un'asta di
pretendenti organizzata dai genitori della ragazza vengono presentati un
uomo ritardato, un mussulmano, un criminale e altri, tutti gravemente
difettosi ma in un senso simili secondo anomali parametri tradizionali. Il
momento arriva, il bambino nasce: è un bambino asiatico, bastardo. Non può
esserci rimedio alla disgrazia e la donna deve abbandonare la casa dei
genitori.
I temi che dominano questa satira sono la tolleranza e l'accettazione delle
differenze dell'altro. La forma del film viene affrontata con cura nella
tendenza di sospendere la storia sia fuori dal contesto temporale che da
quello territoriale. La costellazione dei rapporti tra personaggi acquisisce
il valore del prototipo, usato sia per veicolare i temi dominanti sia per
dare rilievo alle differenze, contrasti, conflitti, confronti, comparsi in
quelle zone durante la crisi bellica.
Il regista Ognjen Svilicic usa con estrema cura sia il silenzio che la
semplicità delle immagini. Riesce ad entrare nel dominio degli umori della
donna incinta, attraverso lunghe panoramiche della campagna, gli interni ed
esterni protati nelle inquadrature fisse, riesce ad articolare con
rafinatezza la solitudine, isolamento, esclusione dal resto del mondo, la
tristezza, la tensione. A tutto ciò viene dato un ritmo fluente dai virtuosi
momenti di comicità.
Gli attori sono ottimi: è evidenziata la tipologizzazione delle parti, ben
definiti sono i tratti/tipi, di una linearità molieristica; quello di
Mirjana invece un eccezionale "ruolo di composizione". Tra i film
locali questo è decisamente il migliore visto in questo festival.
APORIA
(programmazione CORRENTI)
SCG/Belgium/Slovenia 2006, 90'
regia/sceneggiatura Aris Movsesijan
direttore della fotografia Milos Spasojevic
montaggio Branislav Godic
musica Arhai e Boba Orlic
interpreti Marko Bacovic, Sergej Trifunovic, Marina Ivanisevic Vecanski,
Gorica Popovic, Leana Vuckovic, Boris Komnenic, Nenad Ciric, Petar Ilic
Cirilo, Ljuba Bandovic
prodotto da Bogdan Stojiljkovic, Zoran Djordjevic, Janez Kovic
prodotto da BS Group - SCG, Pirepbelgium - Belgium, Arkadena - Slovenia
Aporia - (gr. difficoltà, incertezza) problema le cui possibilità di
soluzione risultano annullate in partenza dalla contraddizione (le monnier,1971,
firenze - dizionario della lingua italiana)
Aris Movsesian nasce a Belgrado nel 1966. Ha pubblicato delle short stories
dal titolo LIKOVI I PISCI (PERSONAGGI E SCRITTORI), è autore della
sceneggiatura del film SVJETSKO CUDOVISTE (IL MOSTRO DEL MONDO) del regista
croato Goran Rusinovic, presentato al festival di Pula (Croazia), Motovun e
Trieste. Movsesian è un rinomato dentista.
Il tipico film dell'assurdo ispirato dalle Aporie di Zeno racconta la storia
di un attore di mezza età, Culibrk, che il penultimo giorno delle riprese
del suo ultimo film apprende di essere malato terminale, e che il tempo per
lui scade il giorno seguente. Ma nonostante la shockante notizia, decide di
apparire sul set: parallelmente cerca di affrontare tutto ciò che verrà
lasciato incompiuto dalla sua inderogabile assenza. A partire dal momento in
cui sparisce l'ultima scena del film in lavorazione, viene avviata una
schizofrenica condivisione tra la vita reale e quella costruita dal film. La
soluzione della situazione viene trasposta nella risoluzione della vita di
quest'uomo: attraverso molteplici situazioni comiche viene qualificata la
sua terribile funzione - morirà davanti alla macchina da presa, completerà
la scaletta.
"Aporia is an intriguing
story about a man who, just like Xenon, postponed everything till the last
moment and then learned that this is his last day in his life"
(A. Movsesian dal 34TH BELGRADE INTERNATIONAL
FILM FESTIVAL CATALOGUE)
è
piuttosto interessante l'idea di far passare il protagonista attraverso una
configurazione di realtà e finzione di cui scopo viene messo a fuoco
dall'ultima scena del film nel film nella quale gli attori si prendono il
carico di recitare il termine della vita di Culibrk: nel delirio del uomo
vengono personificate le ambedue conclusioni. La regia degli attori è
concentrata in un gioco con i mezzi a disposizione, in una grande libertà
nella sperimentazione di mezzi linguistici ed espressivi, sottolineando fino
all'assurdo il lato stravagante dei personaggi.
La lettura del film è confusa perché non viene data la possibilità di
seguire nessun filo del discorso e c'e' una grave difficoltà nel
identificare la fine delle scelte fatte.
è chiara solo l'intenzione di
illustrare una'idea, purtroppo in un modo poco efficiente.
"Non ho voluto dirigere questo film anche se ho
scritto una sceneggiatura e fatto da aiuto regista a Goran (Rusinovic), ma
mi hanno convinto dichiarando il copione da un film d'autore. Per me
personalmente la prima di questo film significa moltissimo. Sono uno di quei
ragazzi in piedi davanti al Dom Sindicata (grande sala cinematografica negli
anni '80 e '90, n.d.a) che tremavano dal freddo aspettando la coda
per il biglietto del FEST nel quale ho trovato i miei modelli ed ispirazione
e quest'anno probabilmente dormiro nelle sale del festival vista la ricca
programmazione"
RUDARSKA OPERA (L'OPERA DEI MINATORI)
(programmazione FATTI e COMPOSIZIONI)
SCG 2005, 82'
regia Oleg Novkovic
sceneggiatura Milena Markovic, Oleg Novkovic
direttore fotografia Miladin Colakovic
montaggio Oleg Novkovic
musica Miroslav Mitrasinovic
interpreti Sasa D. Lovic, Miroslav Mitrasinovic, Ljiljana Martinovic,
Aleksandar Milojevic, Aleksandar Popovic
produttore Jovan Markovic
Prodotto da Film I Ton - FIT, SCG
Oleg novkovic, regista e sceneggiatore, nasce a Belgrado nel 1968. Si laurea
alla Facoltà delle Arti Drammatiche di Belgrado in regia cinematografica e
della tv. Il suo lungometraggio di
debutto del '93 (KAZI ZASTO ME OSTAVI, DIMMI PERCHE' MI HAI LASCIATO) viene
trasmesso dalla TV ARTE e premiato in molti festival internazionali. Il suo
film DECA (BAMBINI) dalla trilogia documentaristica sugli Serbi e Albanesi
del sud della Serbia è stato presentato in selezione ufficiale del festival
Prix Europa di Berlino. Per la TV ha diretto la fiction SLOZNA BRACA
(FRATELLI). Il suo NORMALNI LJUDI (LA GENTE COMUNE) è stato presentato ai
numerosi festival nazionali ed internazionali e trasmesso dalle tv.
La regista Mirjana viene a Bor (località nota per le miniere e danni
collaterali che esse producono) per mettere in scena "Die Dreigroschen Oper"
di Bertold Brecht. Tra la popolazione amorfa e disperata viene fatta la
seguente selezione: Lovke è un minatore-cantante alcolizzato il quale solo
sporadicamente vede sua figlia; Miki è un chitarrista disoccupato, molto
legato alla sua città; Aca è un conquistatore buttato fuori di casa dalla
moglie, non vede mai i figli e vive in una casa-studenti; Ljilja è una madre
single, commessa in un centro commerciale, legge il futuro nel fondo del
caffè e scrive poesie. Una volta simbolo della prosperità socialista, la
città di Bor è un relitto, una tomba. Le miniere sono chiuse, regna la
lettargia, abbandono e passività. Con l'arrivo della troupe viene fatto lo
sforzo di evasione: l'arte, la messa in scena di un opera.
Il film esplora la realtà attraverso l'intimità dei racconti. Da lì anche la
scelta della camera digitale la quale entra nel mondo individuale dei
protagonisti con meno violenza, un mondo che si rivela impregnato dalla
nostalgia, dal perenne recupero dei frammenti di fatti perduti, richiamo
delle emozioni assenti. Non viene offerta nessuna soluzione, nessuna
prospettiva dalla quale le cose possono sembrare differenti tranne una
temporale evasione nella finzione. La vita illuminata dalle luci dello
spettacolo prende una forma del tutto diversa ma solo per un attimo.
L'evasione nello spettacolo non viene considerata una possibilità di
cambiare ma un momentaneo astenersi dalla partecipazione alla vita senza
senso, senza scopo. Il regista con maestria rende impercepibile la presenza
della camera in questa mera analisi delle circostanze, esplorando
soprattutto il vuoto - quello dei luoghi e quello delle persone.
Belgrado, 05:03:2006
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