SCHERMI D'AMORE 2002
Verona, 26 aprile


MY BROTHER TOM (Gran Bretagna, 2001)
di Dom Rotheroe
con Jenna Harrison, Ben Whishaw, Honeysuckle Weeks,
Adrian Rawlins, Michael Erskine, Judith Scott

Con uno stile di ripresa fedele ai dogmi di un Lars Von Trier, Dom Rotheroe rincorre una qualche idea di cinema moderno che rimane soltanto vaga ipotesi in un film dove il rapporto uomo-natura e il dramma degli abusi sugli adolescenti sono affrontati all'insegna di un pietismo drammaticamente antiquato. L'intenzione malcelata dell'autore è di rapinare il consenso emotivo del pubblico con una storia malvagia, parossisticamente violenta, dove un intorno familire crudele e spietato viola lo scrigno di tenerezza di due anime pure nella fase di scoperta dell'amore e del sesso. Jessica e Tom sono due collegiali, vittime di abusi sessuali consumati in famiglia, l'una da parte dell'insegnante vicino di casa e occasionalmente suo "baby-sitter", l'altro da parte di un padre ossessivo e farsescamente ipocrita. Il senso di violazione ed offesa si espande a dismisura attorno a un melodramma debordante, decisamente sopra le righe, tutto impostato sulla presunta poesia di una convivenza, tra il verde ed il fango del bosco, consacrata dalla rituali animaleschi di nudità, urla, gestualità grottesche, impulsività tribali e pratiche gratuitamente blasfeme come la cena a base di ostie ed il ridicolo gesto di coronarsi di spine per dimostrare che "niente fa male se non glielo permetti". Nonostante una indubbia abilità nel raccontare, in questa pellicola di Rotheroe pesa la scelta di un registro d'azione goffamente provocatorio che vorrebbe evocare la il senso sacro di una passionalità al di sopra della ragione e idealmente contrapposta ai risvolti più dolenti dell'ordine civile, ma che si risolve invece nella banalità di una isteria adolescenziale e vittimista, tantopiù ingenua quantopiù sterilizzata dentro una poco credibile collisione tra purezza del proprio mondo interiore e crudeltà del mondo esterno: scuola, famiglia, preti e quant'altro. Un film sfacciato e invadente, che vuole a tutti i costi fare male, ma che riesce soltanto a irritare perchè ignora il principio impietoso alla base della sofferenza moderna: il vero male è quello di cui non si trova colpevole.

Voto: 24/30


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LOST AND DELIRIOUS (Canada 2001)
di Léa Pool
con Piper Perabo, Jessica Parè, Mischa Barton,
Jackie Burroughs, Mimi Kuzyk, Graham Greene

Apologo al femminile dell'amore assoluto incastonato in un registro di stereotipi e percorso da una vena tutt'altro che sottile di femminismo integralista ormai fuori moda, LOST AND DELIRIOUS racconta la storia di tre ragazze come se ne trovano troppe al cinema, figure topiche di una tradizione che nella abusata cornice di un college americano ambienta il dramma di una love-story sacrificata al rigore di una società codina con le esagerazioni idealistiche e i risvolti tragico-isterici tipici di un romanzare d'altri tempi. Mary B. è la novellina che, turbata dalla perdita della madre e dal rapporto difficile con la matrigna, si affrancherà dalla sua fragilità affettiva e verrà iniziata ad una nuova vita dall'eredità della figura carismatica di turno, la coraggiosa e sfrontata Paulie, apoteosi della donna, trasposizione contemporanea e al femminile del cavaliere medievale senza macchia e senza paura che, con l'animo leso dalla negazione dell'affetto materno, si batte fino alla morte per l'amore della sua dama e non soltanto in termini metaforici, nella progressione tronfia di una sceneggiatura che dalla novella sentimental-adolescenziale slitta nella saga cavalleresca con tanto di duellanti che tirano di scherma e culti di falconeria. La pittoresca simbologia del "raptor" che ghermisce con gli artigli chi s'azzarda di sottrargli l'amata gonfia ad ossessione la metafora di una tenace ricerca dell'amore.
Léa Pool rivisita la tradizione romantico-cavalleresca apportando però una sua particolare innovazione, il cut-off integrale della componente maschile, secondo un criterio coerente a quella che sembra una programmatica intonazione del film contro il sesso forte, piuttosto che una casuale scelta narrativa, come suggeriscono certi dialoghi [ad esempio quella patetica storia sul "blaterare" in classe] e la stilizzazione impietosa dei tre-quattro ragazzi che circuiscono le protagoniste. Come se quella degli uomini fosse una sensibilità rozza e primitiva, cui è preclusa una qualsivoglia possibilità di comunicazione, se non di comprensione, con certi moti passionali esclusivi di universo femminile rigoglioso ed esaltante.
Il volo idealistico e retorico di Léa Pool fa perdere l'equilibrio ad un film che, se affidato una capacità di tocco più delicato e meno ridondante, con il suo potenziale di sensualità languida ed erotismo crepuscolare e con l'elegante fotografia di Pierre Gill sarebbe potuto diventare una meno pretenziosa e più dignitosa ode saffica all'amore.

Voto: 24/30

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INCONTRO CON PIPER PERABO

Sabato 27 aprile, ore 14,00: in una elengante saletta dell'Hotel Accademia incontriamo Piper Perabo, affascinante protagonista del film LOST and DELIRIOUS di Léa Pool in concorso per il premio Schermi d'Amore 2002. arriva in ritardo di quaranta minuti, ma si fa subito perdonare con un "buongiorno" ed un "sorry" pronunciati attraverso la sottire apertura di un sorriso tenerissimo. E' stata trattenuta da altri impegni di lavoro ma ora è a completa disposizione dei pervenuti a questa attesissima conferenza stampa. Ha i capelli biondissimi [look per il suo prossimo film SAN GIORGIO E IL DRAGO], indossa una magliettina nera, Jeans e un paio di tacchi, si siede sul divano in pelle nera e aspetta le domande.
E' bella. Si scoprirà poi anche dolce, colta ed amante delle arti.
Dopo qualche attimo di imbarazzo arriva la prima domanda da parte di un signore barbuto seduto davanti e poi di seguito le altre da parte della platea:

DOMANDA: Ci parli del suo background

PIPER PERABO: Il mio sogno era fare l'attrice di teatro. Sono nata nel New Jersey, ho studiato teatro e dopo la laurea sono andata New York per realizzare il mio sogno. Ma la vita a New York non era facile, così ho fatto per un po' la cameriera finchè non sono arrivate le prime audizioni e sono approdata al cinema.

D: Adesso che ha fatto cinema desidera ancora tornare al teatro o vuole proseguire per questa strada?

PP: Il cinema ed il teatro mi piacciono enrambi. Ho intenzione di continuare a fare cinema, ma il teatro rimane il mio obiettivo a lungo termine. Mi piacerebbe gestire un teatro a New York come Willem Dafoe che ha un piccolo teatro dove finanzia compagnie che fanno teatro sperimentale.

D: Quanti anni ha?

PP: Venticinque

D: Ha provato imbarazzo a girare le scene d'amore?

PP: Il giorno in cui si va sul set sapendo di girare quelle scene d'amore un po' di imbarazzo è inevitabile, ma poi l'imbarazzo è annichilito dall'idea che quella è una scena importante, un momento in cui c'è una profonda intimità tra due personaggi che si amano e il cui amore sarà poi offeso dalle situazioni esterne e farà soffrire, lasciando tanta amarezza.

D: Nei precedenti film lei aveva un aspetto molto curato mentre in Lost and Delirious il suo aspetto è più dimesso, le piace giocare col suo look?

PP: Mi piace molto, cambiare look aiuta a liberarsi del vecchio personaggio come un serpente si libera della propria pelle quando non gli serve più. Vedere allo specchio un personaggio con caratteri suoi propri ed esclusivi aiuta a calarsi più profondamente nel ruolo e a cancellare i residui di identità passate o future.

D: Cosa ne pensa del personaggio che ha interpretato in Lost and Delirious?

PP: E' un personaggio che mi è piaciuto subito come ho letto il copione. Un personaggio coraggioso, pieno di energia e di passionalità tipiche degli adolescenti

D: Cos'ha in comune con il suo personaggio?

PP: E' una brava studentessa e ama molto i libri. Per il resto credo nient'altro.

D: E' la prima volta che viene in Italia? Cosa conosce della cultura del nostro paese?

PP: Non è la prima volta che vengo in Italia, ci sono già stata come "ragazza alla pari". Della cultura italiana conosco ed apprezzo, oltre la cucina, alcuni scrittori, in particolar modo Calvino e Dante. Proprio in questi giorni sto leggendo la biografia di Dante perchè so che si è ritirato dei periodi a scrivere qui a Verona e vorrei capire cosa di questa città ispirava la sua arte e in essa si può ritrovare.

D: Come è stato accolto il film?

PP: Il film è stato presentato al Sundence ed ora è in programmazione nelle principali città degli USA con buona risposta da parte del pubblico e della critica

D: Ad un certo punto del film c'è un momento importante, quando Paulie nega di essere lesbica, dicendo di essere semplicemente innamorata. Nel resto del film quasto concetto non viene sviluppato, ma a me sembra importante. Ci può dire qualcosa di più al riguardo?

PP: quello che Paulie prova per Victoria è un sentimento d'amore che solo occasionalmente è tra due donne, è una scheggia di quell'amore universale che va aldilà del connotazioni di sesso. Lost and Delirious non è un film sull'omosessualità, è semplicemente un film sull'amore.

D: Che clima si è creato tra tutte queste donne sul set [le attrici, la regista, la produttrice, ecc...]...

PP: Ci siamo azzuffate. No, a parte gli scherzi, girare il film con loro è stato bellissimo contrariamente a quanto si può pensare in un contesto di sole donne, e poi abbiamo girato in un college in campagna, in un posto paradisiaco, con un clima eccezionale... è stato tutto molto entusiasmante.

D: ...mi è sembrato che nel film ci fosse un velo di femminismo, come una coalizione di donne appassionate contro uomini dalla sensibilità rozza e volgare, cosa ne pensi?

PP: In effetti si può avere questa impressione ma è dovuta al fatto che il film è ambientato in un collegio di sole donne, non solo le studentesse ma anche tutte le insegnanti erano donne, ed il mondo maschile era completamente escluso. Più che una mancanza di stima quella delle ragazze è una mancanza di conoscenza dell'universo maschile.

D: Da che deriva il suo cognome spagnolo?

PP: Non è spagnolo ma portoghese, i miei genitori sono portoghesi, emigrati in Germania e poi in America.

Mirco GALIE'
26 - 04 - 02


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