SCHERMI D'AMORE 2002
Verona, 22 aprile


La proiezione del primo film in concorso per il premio Schermi d'amore 2002, il messicano De La Calle, è stato anticipato da un corto tra i più interessanti visti finora, dal titolo:

THE FANTASTIC FLOWERSHOP (Polonia/Danimarca, 2001)
di Pawel Partyka

E' una storia fantastica che si svolge dentro un negozio di fiori dopo l'ora dichiusura. Protagonisti sono omini e donnine modellati dal fil di ferro che si auto-sroltola dalle spolette, una tribù colorata di piccoli pupazzi che si vestono di petali, foglie, carta crespa e quant'altro il flowershp possa offrire loro, improvvisando sontuose danze, riti tribali e feste collettive sul ritmo di melodie crepuscolari e frenetici valzer.
Un capolavoro di creatività e dolcezza realizzato con tecnica impeccabile, un barocco ma delicato gioco che proietta gratuitamente in un mondo di sogni e favole, in uno scenario di bellezza pura e infantile. Va accettato così, senza commenti e senza intrusioni.

Voto: 30/30

Difficile per l'atteso De La Calle non deludere le aspettative dopo una tale premessa, e di certo come il film inizia ci si trova di fronte allo shock di un registro brutalmente differente: lo spettro cromatico caldo e articolato del corto di Partyka viene spazzato via dalle tinte grigio-nere e dai forti contrasti di una squallida periferia metropolitana, un ambiente ostile e malato che introduce il pubblico al pesante magone delle degenerazioni socio-urbane.

DE LA CALLE (Messico, 2001)
(Streeters) di Gerardo Tort
con Louis Fernando Pena, Maya Zapata,
Armando Hernandez, Mario Zaragoza

Siamo a Città del Messico. Il quindicenne Rufino vive per strada e si mantiene con lavoretti occasionali per la malavita del quartire gestita da un poliziotto corrotto. Un giorno ruba al boss l'incasso di una partita di droga e programma di fuggire con la ragazza ed il suo figlioletto, ma solo dopo aver ritrovato suo padre, che secondo un barbone-profeta locale è ancora vivo e si aggira per quelle strade. Su questa trama si sviluppa un film tutto impostato su un registro tipico, ampiamente sfruttato e non di rado meglio interpretato da altri autori: il male dei sobborghi, l'amore, la fuga vengono impastati secondo una ricetta fedele alla tradizione commerciale. La vicenda ha esiti drammatici come vuole la retorica consolidata secondo cui dalla strada non c'è via d'uscita e i ragazzi sono vittime di un sistema sociale spietato, ma la principale debolezza della versione Tort è l'eccesso di partigianeria con cui tratta i protagonisti, angeli dal cuore tenero costretti alla colpa dalla prepotenza di un mondo di traditori e farabutti. Trot non economizza sulla violenza morale, inserendo nel plot un terribile stupro incestuo con la chiara intenzione di giocare la carta shock, una scelta d'effetto ma fondamentalmente gratuita considerando, tuttosommato, la superficilaità dell'impostazione. Decisamente banale la figura del barbone invasato di sapienza divina che profetizza sciagure cosmiche e indirizza Rufino alla ricerca del padre.
Una discreta abilità nel raccontare e qualche esempio di buon gusto registico non fanno di De La Calle un film migliore di quelli che ordinariamente affollano nelle nostre sale.

Voto: 24/30

Dopo una pausa per la cena ci aspetta la poroiezione del secondo film della sezione Amori in (con)corso:

VIDAS PRIVADAS (Argentina, 2001)
di Fito Pàez
con Cecilia Roth, Gael Garcìa Bernal, Hector Alterio,
Dolores Fonzi, Luis Ziembrowski

Vidas Privadas è il primo lungometraggio come regista per Fito Pàez, cantautore di successo prestatosi al cinema prima come attore e poi come autore del mediometraggio La Balada de Donna Helana (1994).
Vidas Privadas è un film maledetto, pregno di un aura demoniaca che si annuncia fin dalle prime battute nelle sospensioni tipiche di un giallo d'autore, e nella fisionomia arcana e inquietante di personaggi che si muovono tra salotti aristocratici e treatrini di perversione. La protagonista della storia, Carmen, da due anni stabilitasi a Madrid, torna in Argentina per assitere il padre colpito da un infarto e la permanenza in famiglia risveglia in lei i fantasmi delle esperienze terribile che l'avevano fatta scappare: la scomparsa del marito e il periodo di prigionia nei campi dei golpisti, dove le torture hanno pervertito il rapporto con il suo corpo e ridotto la sua sessualità alla fobia del contatto fisico e ad ossessive pratiche autoerotiche. Durante i quindici giorni di permanenza in Argentina prende un appartamento in affitto e paga un ragazzo perchè col suono della sua voce la stimoli alla mastrurbazione. Tra i due nasce una storia che sembra liberare Carmen dalle sue ossessioni, ma la scoperta di un legame profondo nel loro passato (sono madre e figlio) dirotta la storia verso un finale che si risolve in tragedia.
Nell'opera prima di Pàez nella riflessione socio-esistenziale sugli effetti meno evidenti ma più insinuanti delle dittature, confluiscano implicazioni storico-politiche, drammi psicologici e problematiche relazionali tra generazioni, ma il banale tratteggio dei singoli aspetti dentro una situazione contorta e paradossale dimostrano la prevalenza di un gusto gratuito al racconto di storie perverse.

Voto: 25/30

Mirco GALIE'
22 - 04 - 02


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