IL CINEMA DI NERONE
Capitolo 3: ECCE BOMBO
Scandalo di Filmopoli? La doppia "V" capitolina che tesse le fila di un
perverso intreccio ammazza-Cultura? La Politica che interviene proprio nella
città dove una Film Commission sa già produrre opere lontano da Roma? La
Sinistra che riesce a gareggiare in talento per la lottizzazione con i
fantasmi craxiani "da bere" e l'innominabile destra? Torino 2007 ha
mostrato, se non altro, come attorno al cadavere del cinema italiano si
muovano ancora degli zombie piuttosto vitali, a dispetto dello stato in cui
versa l'oggetto del contendere.
Non sappiamo ancora se tali zombie siano dei soggetti o solo i mezzi che
essi usano (denaro, denaro, denaro, denaro: la misera vendetta di chi non si
realizza attraverso il talento).
Sta di fatto che noi, sempre a Sinistra - ma a questo punto ci sentiamo
pienamente extra-parlamentari - non capiamo nulla di questa classe
politica, che nasce coi cortei, cresce bene nella creatività di metà anni
Ottanta (da Nicolini al Festival Giovani) e si ritrova nel canyon della
mezza età, diciamo attorno ai 55, abbastanza delusa e cinica da considerare
chiusi per sempre molti giochi.
Pronta, in soldoni, a rastrellare quello che l'occasione elettorale
le offre da alcuni mesi.
Perché siamo sempre divisi, invece di combattere l'immonda controparte,
ormai ridotta a un cumulo di trapianti politico-imprenditorial-organici?
Un momento: siamo? noi? quale comunità? quale
tessuto sociale, come fa ben notare il nostro Marco Grosoli (vedi i
commenti al referendum-inchiesta di Kinematrix sui migliori film del
quindicennio)?
FORUM 15 X 15
Ognuno va per la sua strada: le perle di Rifondazione qua, i mediocri
democristiani fissi al centro e ivi impalati per l'eternità, l'immondizia
mastelliana addirittura sul terreno nemico, mentre dal deserto immoto del
mondo giovanile non si ode nulla. Se ci domandiamo "cosa direbbe Pasolini?",
Rutelli & Co. sbuffano, s'alzano e se ne vanno. Non solo perché non sanno
la risposta - e non sanno neppure elencare le opere del Messia Laico,
film o romanzi o poesie - ma anche perché farebbero volentieri a meno di
Bertinotti e Caruso, figuriamoci di un dio rompicoglioni come PPP,
ovvero l'unico che abbia usato il Verbo per raccontare il Vero.
In tempi in cui gli esponenti del labour party nostrano scimmiottano
il marito di Veronica Lario, tirare fuori Pasolini sembra una follia.
Possibile che Chiamparino debba litigare con Rondolino e imponga il regista
di BIANCA come sostituto di Vallan & Turigliatto, che avevano
degnissimamente preso il testimone da Steve Della Casa? Possibile che
dobbiamo inchinarci di fronte all'ex-ministro Urbani per aver scelto
l'inarrivabile, meraviglioso Marco Muller per Venezia?
E chi ci metteranno, dal 2008, al suo posto? Calopresti? Non impossibile,
visto che è amico del regista di LA MESSA
è FINITA. Probabile, visto
che vive a Roma. Realistico, in quanto 55enne futuro sposo di Flavia Vento,
il che fa molto tappeto rosso.
Le nostre, ne siamo ben consapevoli, sono parole nel vento, perché non
lordate da quel denaro che pialla la libertà di espressione.
Come noi, però, migliaia di persone vorrebbero poter protestare e non hanno
nemmeno una rivista on line per poterlo fare, il che vale da premessa per
una triste considerazione: se il Nuovo Festival della Mole non è fatto per
la gente di Torino, quella che protesterebbe per il golpe d'inizio anno, non
è fatto per gli studenti che venivano da fuori con poche lire e certo non è
fatto per la Critica Non Allineata, a chi c**** è rivolto e a cosa c**** è
dedicato?
La minaccia di voltare pagina, apparsa col livore dei critici anziani
anche su riviste insospettabili, porterà alla cassazione delle
Retrospettive? Si dirà basta ai "Masters of Horror", ai Cronenberg, ai
Friedkin, ai Romero per aprire la strada ai premiati del Sacher Filmino
Festival, fondato dal regista di ECCE BOMBO? Bene, vorrà dire - e non saremo
i soli - che boicotteremo un altro festival oltre al No Money? No Party
di Doppia "V" Capitolina.
Diciamo che scenderemmo in piazza se ce ne fosse una e già lo
facciamo ora, nella magmatica fluidità teorizzata da Zygmunt Bauman in cui
ci muoviamo agilmente, nelle vie internettiane sempre più importanti per la
Libera Espressione (attenti voi, o Potenti...).
Noi p-r-e-t-e-n-d-i-a-m-o che il regista di IO SONO UN AUTARCHICO non
provi neanche per un attimo a pensare di portare le miserie del suo
orticello (Sacher Film e Festival) fino a Torino: quella gente poco dotata
di cui non ricordiamo il nome, non ricordiamo nulla, ma che i suoi compari
inserivano anni fa persino nel programma della Mostra del Cinema di Venezia.
Non vogliamo gli avanzi del suo Hortus Conclusus: lo censureremo quasi fosse
una peste, un virus.
Noi vogliamo 10, 100, 1000 HENRY, PIOGGIA DI SANGUE o STRANGE DAYS, che
tanto urtano la sua borghesissima sensibilità.
Noi ci auguriamo che Giulia D'Agnolo Vallan e Roberto Turigliatto non solo
collaborino con il regista di SOGNI D'ORO, ma gli mettano la museruola,
perché la sua vocetta non si faccia troppo sentire al Cinema Massimo e
dintorni.
Il regista di PALOMBELLA ROSSA deve, una volta tanto, uscire da quel bozzolo
di aurea medietas - siamo buoni - in cui vive da quasi sessant'anni e
nel quale implode per motivi misteriosi molta critica militante.
Sarà qualche patetico clone del regista di LA COSA a conferire più
glamour alla rassegna torinese o servirebbero 10, 100, 1000 Carpenter?
Tirano più il director's cut de L'ESORCISTA, insieme alla
presenza di Dario Argento, o retrosguardi su Daniele Luchetti?
Che gusti ha, se li ha, il regista di CARO DIARIO?
Cosa andava bene nel 1997 e non va più bene nel 2007 al Torino Festival?
Qualcuno si è accorto delle sale deserte della Festicciola di Roma?
Qual'è il valore aggiunto di quel regista, visto che nessuno riesce a
coglierlo?
La gente andrà al festival per... toccare il Direttore? Ne trarrà
benefici di qualche natura? S'illuminerà d'Immenso?
Ci auguriamo solamente che il regista di APRILE non serva a trainare critici
amici, combriccole romane di qualsivoglia tipo - da evitare, da mettere in
quarantena - per poi lasciare solo macerie il giorno in cui le destre
vinceranno le elezioni politiche o cittadine. Ci auguriamo altresì che gli
illuminati sponsor locali sappiano trovare una terza via nel giro di un
biennio, convinti come siamo che Steve Della Casa sarebbe stata la scelta
perfetta, e non rétro, per quel ruolo ormai semi-istituzionale.
Dal canto suo Della Casa, come Film Commission, ha dimostrato che si può
fare a meno di CERTI denari pubblici e quindi lavorare in libertà.
Ci auguriamo, infine, che il Torino Film Festival rimanga quello che era,
perché noi NON NE AVEVAMO NOTATO I DIFETTI.
E, naturalmente, auguri vivissimi al regista di.......
P.s. Leggete qui il
FORUM SUL CINEMA ITALIANO, che Kinematrix organizzò a Venezia nel 2000:
parteciparono Steve Della Casa, Marco Muller e Mario Sesti, in epoche
diverse direttori delle tre maggiori rassegne italiane.
CAPITOLO 3. FINE
Capitolo 1: LA STAMPA CARTACCIA
Capitolo
3:
IL CASO TORINO
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