IL CINEMA DI NERONE

CAPITOLO tre: ECCE BOMBO
 

di Paolo N. ROSSINI e Chiara DAINO


IL CINEMA DI NERONE
Capitolo 3:
ECCE BOMBO


Scandalo di Filmopoli? La doppia "V" capitolina che tesse le fila di un perverso intreccio ammazza-Cultura? La Politica che interviene proprio nella città dove una Film Commission sa già produrre opere lontano da Roma? La Sinistra che riesce a gareggiare in talento per la lottizzazione con i fantasmi craxiani "da bere" e l'innominabile destra? Torino 2007 ha mostrato, se non altro, come attorno al cadavere del cinema italiano si muovano ancora degli zombie piuttosto vitali, a dispetto dello stato in cui versa l'oggetto del contendere.
Non sappiamo ancora se tali zombie siano dei soggetti o solo i mezzi che essi usano (denaro, denaro, denaro, denaro: la misera vendetta di chi non si realizza attraverso il talento).
Sta di fatto che noi, sempre a Sinistra - ma a questo punto ci sentiamo pienamente extra-parlamentari - non capiamo nulla di questa classe politica, che nasce coi cortei, cresce bene nella creatività di metà anni Ottanta (da Nicolini al Festival Giovani) e si ritrova nel canyon della mezza età, diciamo attorno ai 55, abbastanza delusa e cinica da considerare chiusi per sempre molti giochi.
Pronta, in soldoni, a rastrellare quello che l'occasione elettorale le offre da alcuni mesi.
Perché siamo sempre divisi, invece di combattere l'immonda controparte, ormai ridotta a un cumulo di trapianti politico-imprenditorial-organici?
Un momento: siamo? noi? quale comunità? quale tessuto sociale, come fa ben notare il nostro Marco Grosoli (vedi i commenti al referendum-inchiesta di Kinematrix sui migliori film del quindicennio)?

FORUM 15 X 15

Ognuno va per la sua strada: le perle di Rifondazione qua, i mediocri democristiani fissi al centro e ivi impalati per l'eternità, l'immondizia mastelliana addirittura sul terreno nemico, mentre dal deserto immoto del mondo giovanile non si ode nulla. Se ci domandiamo "cosa direbbe Pasolini?", Rutelli & Co. sbuffano, s'alzano e se ne vanno. Non solo perché non sanno la risposta - e non sanno neppure elencare le opere del Messia Laico, film o romanzi o poesie - ma anche perché farebbero volentieri a meno di Bertinotti e Caruso, figuriamoci di un dio rompicoglioni come PPP, ovvero l'unico che abbia usato il Verbo per raccontare il Vero.

In tempi in cui gli esponenti del labour party nostrano scimmiottano il marito di Veronica Lario, tirare fuori Pasolini sembra una follia.
 

Possibile che Chiamparino debba litigare con Rondolino e imponga il regista di BIANCA come sostituto di Vallan & Turigliatto, che avevano degnissimamente preso il testimone da Steve Della Casa? Possibile che dobbiamo inchinarci di fronte all'ex-ministro Urbani per aver scelto l'inarrivabile, meraviglioso Marco Muller per Venezia?
E chi ci metteranno, dal 2008, al suo posto? Calopresti? Non impossibile, visto che è amico del regista di LA MESSA è FINITA. Probabile, visto che vive a Roma. Realistico, in quanto 55enne futuro sposo di Flavia Vento, il che fa molto tappeto rosso.


Le nostre, ne siamo ben consapevoli, sono parole nel vento, perché non lordate da quel denaro che pialla la libertà di espressione.
Come noi, però, migliaia di persone vorrebbero poter protestare e non hanno nemmeno una rivista on line per poterlo fare, il che vale da premessa per una triste considerazione: se il Nuovo Festival della Mole non è fatto per la gente di Torino, quella che protesterebbe per il golpe d'inizio anno, non è fatto per gli studenti che venivano da fuori con poche lire e certo non è fatto per la Critica Non Allineata, a chi c**** è rivolto e a cosa c**** è dedicato?

La minaccia di voltare pagina, apparsa col livore dei critici anziani anche su riviste insospettabili, porterà alla cassazione delle Retrospettive? Si dirà basta ai "Masters of Horror", ai Cronenberg, ai Friedkin, ai Romero per aprire la strada ai premiati del Sacher Filmino Festival, fondato dal regista di ECCE BOMBO? Bene, vorrà dire - e non saremo i soli - che boicotteremo un altro festival oltre al No Money? No Party di Doppia "V" Capitolina.
Diciamo che scenderemmo in piazza se ce ne fosse una e già lo facciamo ora, nella magmatica fluidità teorizzata da Zygmunt Bauman in cui ci muoviamo agilmente, nelle vie internettiane sempre più importanti per la Libera Espressione (attenti voi, o Potenti...).
 

Noi p-r-e-t-e-n-d-i-a-m-o che il regista di IO SONO UN AUTARCHICO non provi neanche per un attimo a pensare di portare le miserie del suo orticello (Sacher Film e Festival) fino a Torino: quella gente poco dotata di cui non ricordiamo il nome, non ricordiamo nulla, ma che i suoi compari inserivano anni fa persino nel programma della Mostra del Cinema di Venezia.
Non vogliamo gli avanzi del suo Hortus Conclusus: lo censureremo quasi fosse una peste, un virus.
Noi vogliamo 10, 100, 1000 HENRY, PIOGGIA DI SANGUE o STRANGE DAYS, che tanto urtano la sua borghesissima sensibilità.
Noi ci auguriamo che Giulia D'Agnolo Vallan e Roberto Turigliatto non solo collaborino con il regista di SOGNI D'ORO, ma gli mettano la museruola, perché la sua vocetta non si faccia troppo sentire al Cinema Massimo e dintorni.
Il regista di PALOMBELLA ROSSA deve, una volta tanto, uscire da quel bozzolo di aurea medietas - siamo buoni - in cui vive da quasi sessant'anni e nel quale implode per motivi misteriosi molta critica militante.


Sarà qualche patetico clone del regista di LA COSA a conferire più glamour alla rassegna torinese o servirebbero 10, 100, 1000 Carpenter?
Tirano
più il director's cut de L'ESORCISTA, insieme alla presenza di Dario Argento, o retrosguardi su Daniele Luchetti?
Che gusti ha, se li ha, il regista di CARO DIARIO?
Cosa andava bene nel 1997 e non va più bene nel 2007 al Torino Festival?

Qualcuno si è accorto delle sale deserte della Festicciola di Roma?
Qual'è il valore aggiunto di quel regista, visto che nessuno riesce a coglierlo?
La gente andrà al festival per...  toccare il Direttore? Ne trarrà benefici di qualche natura? S'illuminerà d'Immenso?


Ci auguriamo solamente che il regista di APRILE non serva a trainare critici amici, combriccole romane di qualsivoglia tipo - da evitare, da mettere in quarantena - per poi lasciare solo macerie il giorno in cui le destre vinceranno le elezioni politiche o cittadine. Ci auguriamo altresì che gli illuminati sponsor locali sappiano trovare una terza via nel giro di un biennio, convinti come siamo che Steve Della Casa sarebbe stata la scelta perfetta, e non rétro, per quel ruolo ormai semi-istituzionale.
Dal canto suo Della Casa, come Film Commission, ha dimostrato che si può fare a meno di CERTI denari pubblici e quindi lavorare in libertà.
Ci auguriamo, infine, che il Torino Film Festival rimanga quello che era, perché noi NON NE AVEVAMO NOTATO I DIFETTI.

E, naturalmente, auguri vivissimi al regista di.......

P.s. Leggete qui il FORUM SUL CINEMA ITALIANO, che Kinematrix organizzò a Venezia nel 2000: parteciparono Steve Della Casa, Marco Muller e Mario Sesti, in epoche diverse direttori delle tre maggiori rassegne italiane.
 

CAPITOLO 3. FINE

 

Capitolo 1: LA STAMPA CARTACCIA

 

Capitolo 3: IL CASO TORINO