IL CINEMA DI NERONE

CAPITOLO UNO: LA STAMPA CARTACCIA
 

di Paolo N. ROSSINI


IL CINEMA DI NERONE
Capitolo 1: LA STAMPA CARTACCIA

Attenzione: la Festa di Roma ha avuto e forse avrà molti più meriti di quanto si potesse pensare. è vero, detto così sembra un paradosso, ma l'aver portato i peccati originali del nostro cinema-industria alla loro massima espressione ed esposizione nazionale - all'estero solo il partner-sponsor "Variety" si è preso la briga di parlarne, mentre ci aspettiamo dai "Cahiers" una sonora stroncatura della kermesse, se mai le dedicherà spazio... - è servito a capire cosa non si deve più fare, una volta per tutte, dove non bisogna andare e cosa non si dovrebbe dire. (E i "Cahiers" sono quelli che hanno perfettamente inquadrato la situazione definendo correttamente l'edizione della Mostra del Cinema numero 63 diretta da Marco Muller: "Venise Imperiale").
Festa di Roma è stato, proprio mentre ci troviamo nel fondo dell'abisso dell'infinita crisi del cinema italiano, il discanto del cigno, l'estremo rantolo di ciò che desideriamo venga presto sostituito da un nuovo modo di fare, di ragionare, di intendere questa forma espressiva.
Abbiamo già accennato ai temi più scottanti, dall'impossibilità di procrastinare ulteriormente l'abbattimento/riconversione del "sistema romano", all'urgenza di definire un nuovo rapporto preferenziale con l'industria del cinema del Lontano Oriente (si veda lo spazio dedicato da Kinematrix al Party capitolino appena conclusosi, Venezia Vs Roma: the party is over e, prossimamente, un forum intitolato "Il Cinema di Nerone" sulla necessità del decentramento produttivo, di un "federalismo delle film commission" e al contempo di un nuovo respiro internazionale sino-centrico).
Qui, ora, c'interessa puntare il dito contro una stampa cartacea, ribattezzata per l'occasione stampa cartaccia, che è arrivata ai limiti dell'indecenza per il modo in cui ha trattato il dis-evento romano.


Marco MULLER

 

Occorrerà, una volta tanto, evitare i vaghi cenni e fare qualche sacrosanto nome.

Innanzitutto, a questi giornalisti, diciamo apertamente: tenetevi le Vostre Star, tenevi il Vostro Popolo di ragazzini a caccia di autografi, tenetevi i Brutti Film Italiani (tutti), tenetevi i Medio-Blockbuster, tenetevi l'Illusione che la Vostra Festa sia andata bene, ma abbiate la decenza di autodenunciare la vostra disonestà e stanchezza intellettuale.
Ma, sopra ogni altra considerazione, smettetela di spacciare il Vostro Bieco Populismo per democrazia culturale!
Tutti noi abbiamo letto (forse voi no?) "L'Opera d'Arte nell'Epoca della Riproducibilità Tecnica", i saggi di Sombart, Simmel e Tonnies; anche nostra nonna riconosce la Campbell's soup di Andy Warhol; chiunque abbia un po'di cultura sa che esiste anche un rivoluzionario Manzoni che non ha scritto "I Promesi Sposi" (Piero, quello della "Merda d'Artista") e questo "chiunque", che temiamo invece essere parte di un élite, si è letto Lyotard e Baudrillard e Derrida e Foucault.
Tutti Voi dovreste sapere che il sacrosanto accesso democratico alla cultura non significa che l'altro tipo di "chiunque" (il qualunquista) abbia il diritto di sproloquiare su Tutto, solo perché fa cut and paste da Google di ciò che non ha studiato e/o non ha capito.
Noi, che continuiamo a definirci "di sinistra", siamo per una selezione naturale darwinianamente spietata basata sul Talento e non sul Diritto a sporcare gli schermi dei cinema con tele imbrattate di superficialità, pressapochismo, ignoranza.
Siamo, allora, definibili "di destra"?
Non nasciamo tutti uguali sotto il cielo del benedetto talento: questo non significa che apriremmo campi di concentramento per registi scarsi o per giornalisti poco dotati, ma sicuramente auspichiamo una maggiore diffusione della Cultura veicolata da Scuole di Cinema serie e non lottizzate (chiudete l'ex Centro Sperimentale!) pronte a sfornare attori talentuosi come quelli inglesi di formazione teatrale, come tutti gli asiatici, come molti americani cresciuti a pane e recitazione e non ex-veline o immondi ex-nominati di reality-pornoshow (non per i culi al vento, sia chiaro...).
Cultura veicolata da Festival-Festival, belli tosti, "alti", innovativi, colti, che facciano piazza pulita di chi non ha voglia di Capire e desidera solo infinitamente intrattenersi, di chi ha menti deboli e non Passione.
Cultura trascinata da Riviste oneste intellettualmente, appassionate, curiose, capaci di riconoscere il Vero Nuovo e i veri talenti, disposte a usare la mannaia (o la katana, se preferite) quando occorre e a esaltare chi lo merita e, conseguentemente, di prendersi la responsabilità e la libertà di Giudicare, invece di sfiancarsi in equilibrismi che dovrebbero accontentare tutti.
Riviste che gioiscano quando qualcuno le definisce "ostiche", se tutto il gregge di pecore ha spento il cervello a colpi di "isole", "posti-al-sole", "pupe-e-secchioni" ed "elise di rivombrosa", lasciando il primato della leggibilità o comprensibilità ai mensili patinati o alle trasmissioni condotte da barbagianni dell'informazione come Marzullo & Vicedominedeus (ma chi se li è inventati questi?).
Facciamo i nomi: se qualche studente di cinema o semplice appassionato fosse indeciso sul "da comprarsi", vada in libreria (eh sì, non in edicola...) e si prenda i "Cahiers du Cinema", "Segnocinema", "Cineforum", "Filmcritica" e "Cinemasessanta", ma anche "Filmaker's Magazine" e altri "fogli" resistenziali e valorosi.

 


Le cose non possono e non devono essere capite subito e dagli indistinti "tutti": si va a scuola, si studia e poi si accede a concetti complessi.
Il Grande Fratello de noantri, lo sappiamo, è stato quel personaggio da avanspettacolo che va (andava) sotto il nomignolo di berlusconi, che ha reso ignorante un paese magari disinformato, ma ricettivo e sano, staccando la spina di massaie, casalinghe, impiegati e, soprattutto, figli di molteplici e successive generazioni "X".
Lui è il responsabile di un panorama culturale da Ultimo Medio Evo, basato sull'idea d'immediata comprensibilità e fruibilità e che si regge sul potere e sul mito dell'audience e dei relativi contratti pubblicitari.
Sembrerà terribile dirlo, ma si stava meglio quando si stava peggio, ovvero prima del TRAGICO 1989 e poi del '91 (e anche dell'81, anno di nascita della ex-Tele Milano 2 e Tele Lombardia, ovvero Canale 5).
Non è l'offerta di cultura che deve adeguarsi alla domanda, bensì l'inverso!
Sono l'Educazione, la Formazione, la Scuola che Devono Tornare ad Impossessarsi degli Strumenti per Migliorare le Teste della Gente, senza veicolare "modelli" o "stereotipi", senza "inquadrare" nazi-fascisticamente nessuno, ma fornendo a tutti gli strumenti per accedere al Vanvitelli come alla Santarelli, a Montale come alla Barale, a Lucio Fontana come a Federica Fontana.
è indispensabile tornare subito a un regime di Parità, tale per cui l'edicola riesca a venderti tutte le riviste citate prima e non solo "Ciak", e la tv statale mi faccia vedere in prima serata almeno quello che passa il satellitare adesso, se non Peter Brook o Apichatpong Werasethakul!
Parità significa dividersi tra chi va da una parte e chi dall'altra, smettendo una buona volta di credere che il ripristino di ideologiecontrapposte significhi automaticamente Brigate Rosse e Ordine Nuovo, P38 e Stragi di Stato Necessarie, sangue, scontri e molotov.
O è forse meglio l'"arrivismo" da reality dei ventenni decerebrati vestiti come costantino & alessandra, cioè come dei deficienti, in base al quale il Mondo e la Storia si dividono in Nominati e Non Nominati?
La speranza è che muoiano le guerre di religione e rinascano le contrapposizioni culturali, perché il numero di adolescenti e giovani rincoglioniti dall'"offerta di ignoranza" di tv & cinema (italico) sta inquinando il Futuro, mentre Noi abbiamo bisogno di un "esercito" di gente, se non per forza talentuosa, almeno preparata.

 

 

Serve la scuola (e un'Università di Cinema, santiddio, diffusa in tutt'Italia e pronta a rubare il potere ai romani), serve la tv, servono i festival, serve internet-rete-libera, servono le riviste cartaceee e on-line, non serve la stampa cartaccia.
Leggetevi l'ultimo numero di Ciak e inorridite a piacere: aggiungetevi il numero della rivista dedicato alla Mostra di Venezia e sentitevi liberi d'imprecare contro una "rivista" ridotta a strumento di (dis)informazione cinematografica, capace di saldare la matrice berlusconiana dell'editore (Mondadori) alle forze del governo in carica (la rubrica di Veltroni !!!).
Poiché il "compagno" Walter, fallito giornalista, fallito regista, fallito promotore di Feste Romane, "esce" dal giornalaio, io Pretendo che il non-regime in cui mi trovo a vivere mi faccia trovare, a forza, anche Segnocinema-Filmcritica e Cineforum (ci metterei anche "Reset" per gli articoli di Fofi, specie quelli sulla critica allineata...) quando mi rivolgo all'edicolante.
Leggete lo splendido resoconto "imparziale" della co-direttrice del terribile Party, anche direttrice di Ciak, tutto infarcito di "red carpet", "star che cercano il contatto con la ggente", "perfetta organizzazione", "Festa di Roma come centro del mondo", "Nicole Kidman come fata lunare" (?!?), "abiti talmente aderenti", "abbiamo sbirciato un bacio appassionato tra Richard Gere e la moglie", "lo squisito Viggo", "bellissimo incontro di Robert De Niro con Vincenzo Mollica" (avete letto bene: come se Stockhausen o Bussotti o anche Abbado venissero intervistati da Pupo o Cristina Chiabotto...no, peggio...), "strascichi rosso fuoco", "body-guard con cappello napoleonico, da un'idea, naturalmente, di Enrico Lucherini" (sì, sì, il secolare immarcescibile ufficiostamparo che si fa tutte le feste del Lido mettendo a rischio la propria vita), "navi da crociera su cui sono stati proiettati alcuni film", "è stato un sogno, al punto che quando tutto finisce si cade preda di una sorta di jet lag, la vertigine della normalità" (no comment), "perché a noi piace essere glamour e insieme casual, dipende dai momenti" (no, no, no, no comment).

 

 

Anzi, 1 comment: l'età conta nel definire la lucidità delle persone e siamo costretti a notare con una certa tristezza come le evidenti nostalgie di un passato studentesco "free", da milanesissima "summer of love", producano rigurgiti di giovanilismo compulsivo pittato di "glamour" e anche vagamente "drogato" (forse solo qualche champagne di troppo), perché la doppia chiosa virgolettata riportata sopra è sinceramente sconcertante, se non allarmante. Ricordiamo ancora, al Lido, lo sguardo terreo della suddetta direttrice durante l'"imperdibile appuntamento" della festa indetta dalla rivista (molto buono il tiramisù, però), dovuto alla magrissima presenza di Vip (ma c'era la Pierelli ad alzare il tono) e soprattutto al benedetto strisciante boicottaggio dei vertici veneziani, con il direttore della Mostra in veste di opportunissima meteora in fase di toccata e fuga, 5 minuti in tutto.
Consigliamo, dopo la sbornia e i sogni indotti dalla visione di Viggo & Richard, una settimana ristoratrice a Pane, Sokurov Acqua.
Godetevi, poi, la foto dell'ultimo numero (perché a "Ciak" quello sanno fare, foto su foto e niente testo, come su "DiPiù", "Chi" o "NovellaTremila") di quell'anziano allampanato che va sotto il nome di Stefano Disegni, la cui striscia nell'ultima pagina del giornale quando avevamo 12 anni ci faceva ridere, adesso ci fa pena.Disonestà intellettuale è recensire bene tragedie filmiche come LA SCONOSCIUTA o FUR (presentati al Festino romano) e permettersi al contempo di "prendere in giro" solo film veneziani, come THE FOUNTAIN (e ci può stare), ma anche INLAND EMPIRE.

Stimabile & Coltissimo Dott. Disegni, Lei che ha come sodali Mollica & Verdone, si arrenda all'evidenza e accetti, come molti lettori della Sua rivista, che è Lei a non essere capace di comprendere Lynch, ma anche infinite categorie di registi a quello inferiori, e che Madrenatura ha stabilito quanto segue: a Lei Verdone, a Noi Lynch. C'è chi può e chi non può, detto molto democraticamente.
Sia chiaro, sappiamo benissimo quanto tali frizzi & lazzi siano innocui e ci abbiamo sempre ridacchiato sopra, se la pagina ci si parava di fronte agli occhi anche non desiderata: ma abbiamo la sensazione che costoro non sappiano "chi sono" e quale ruolo, diciamo da simpatici giullari, devono avere. Con l'avanzare dell'età (e dalli...!) si credono "qualcuno", pensano di essere dei commentatori, "alzano il tiro" e invece delle goffaggini di MATRIX 4,5,6, si mettono a commentare addirittura Lynch o l'efficienza della Mostra di Venezia!!!

E si aggirano per il Lido con l'aria dell'Ippoliti di turno o di una qualche Iena di mediaset: broncio e, a dispetto del loro ruolo, nessuna ironia.
Loro, non noi.
 

 

Ma la colpa è anche di chi li ha messi lì, di chi addirittura li coinvolge nella Festa de Roma, di chi pensa Realmente che il loro "puntino di vista" sia quello della ggente e di tutti i poverini còlti da mal di testa alla visione di INLAND EMPIRE.
Basta con questi "simpatici" compari esterni al mondo del cinema, basta con i daily di "Ciak" in cui s'invoca, non richiesta, la vittoria di Crialese e BOBBY o THE QUEEN e nessuno capisce un'acca di cinema orientale, basta con le spillette "Cheek to Ciak", basta con i "Ciak d'Oro" (usati come fermacarte dai registi?), basta con Muller definito compulsivamente "mandarino", basta con il battutismo coatto sui disagi del Lido.
Basta e basta, ovvero: siccome fate disinformazione e centinaia di ignari ragazzini purtroppo vi leggono (noi leggiamo solo gli articoli, rari, di Mario Sesti e ogni tanto Paolo Mereghetti, ma dopo 10 minuti "Ciak" è inservibile), scegliete la strada più breve per il Lido, ovvero quella che vi fa rimanere a Milano e Roma.
Siete Informazione, non Cultura, Fest(in)a e non Festival, quindi rimanete nella città dei Party ed evitate di venire a non-capire-i-film di Venezia.
Amen.
Altra cosa, grazieaddio, è "Film Tv".
Perdoniamo qualche condiscendenza di troppo verso alcune pellicole romane, ma ci salviamo con Enrico Magrelli, che pure spesso abbiamo criticato per la sua rubrica, finalmente cattivo quando serve (la stampa romana e i signori di cui si parlava sopra), acido e giustamente impietoso verso una rassegna inutile. Invitato da Marz(gr)ullo, l'abbiamo visto soffrire per un paio di puntate, con una voglia matta di cacciare fuori il rospo.
Un plauso a parte merita, guarda un po', la post-mascotte della redazione, quindi uno dei "giovani", crediamo, del gruppo, ovvero il meritevole Pier Maria Bocchi, cui si deve, oltre ad una benemerita rubrica sui dvd asiatici (la nuova frontiera, la nuova Cultura!), la consueta apprezzabile libertà di giudizi (trancianti) anche nel riquadretto dei voti ai film: puro godimento l'"1" a "Peppuccio" Tornatore; il "4" a "FUR"; lo striminzito "6" a Scorsese (lui come noi ha sicuramente amato gli originali hongkonghesi INFERNAL AFFAIRS, capolavori inarrivabili anche per il regista di RAGING BULL in buona forma); il "4" a FASCISTI SU MARTE (evitiamo di parlare della famiglia Guzzanti, che sGu(a)zza tra Mondadori e Sinistra, figli buoni per RaiTre e padre forzitaliota).
Per i film non presentati al Ritrovo Glamour De Noantri, poi, abbiamo amato anche il "5" a "SCOOP" e il mitico "3" all'orrendo BABEL.

Molti giornalisti di FILM TV scrivono su CINEFORUM, che anni fa era distribuito in edicola, al suo giusto posto, nel ripiano usurpato dai tabloid patinati che tanto successo hanno tra i dodicenni e i gossippari di ogni età, latitudine & ceto.Ri-amen e buon Festival di Torino.

VOTO A SEGNOCINEMA, FILMCRITICA, CINEFORUM, CAHIERS: 9,5
VOTO A Cinemasessanta: 8
VOTO A FILM TV: 7
VOTO A Filmaker's Magazine: 7
VOTO A BEST MOVIE
(onesta informazione e qualche scoop, vedi l'intervista a Miike Takashi): 6,5
VOTO A Ciak: 4 con lode


P.s. Un breve anticipo delle tematiche che verranno trattate in CINEMA DI NERONE Capitolo 2 - IL FORUM:

1/ Il ruolo accentratore di Roma, città senza industrie e senza produzioni di "beni" che non siano legati al turismo - la millenaria storia, i resti di una grandezza perduta e che non appartiene ai romani di oggi, la presenza del Vaticano, del Papa come meta di pellegrinaggi etc. etc. - o allo spettacolo (Tv di stato e Cinema). Roma, ovviamente, come Capitale, dove chiunque, prima di agire, è portato a pensare "lo Stato deve finanziare la mia iniziativa". Roma, città che ha prodotto tanta sapienza "tecnica" nel mondo della produzione cinematografica, grazie ai lavoranti, alle oscure figure di artigiani delle serie "B" o "C", ma non altrettanti validi registi, se confrontati con quelli provenienti da altre regioni.
Roma, che Pasolini ha rappresentato solo come periferia tragica e Fellini ha utilizzato come "sfondo" per straordinarie autoanalisi e saggi sul senso del piacere e dell'effimero di una nazione che usciva dalla guerra e si lanciava nel consumismo. A ben vedere, in entrambi i casi, stabilendo con essa un rapporto di amore/odio.
Roma che oggi si trascina dietro la locomotiva (...) di famiglie senza talento - i Muccinos, i Comencinis, i Risis, Los Verdones - e che rigetta, invidiosa, il talento dei napoletani Martone, Corsicato, che allontana i Winspeare, i Piva, i Bechis, i Chiesa, i Ferrario, i Mazzacurati, tutti rintanati nelle loro splendide città e regioni: guardate bene, rispetto al passato, oggi sono infinitamente meno quelli che scelgono di restare a viverci, perché nauseati dal Sistema, dallo show serale a Campo de'Fiori, dall'inciucio, dalla pigrizia, dal "compromesso-sine-qua-non".

Roma che è alla canna del gas di una crisi del cinema ORRENDA E INSOPPORTABILE, cui un altro sistema contrapposto (che partirà dal Decentramento Produttivo) darà l'estrema unzione. Roma che è terrorizzata dall'idea di detenere un "primato" ormai costruito sul nulla, sul vuoto d'idee di chi si appoggia allo Stato, agli Art. 8, alle Leggi-per-il-cinema sempre uguali, a Cinecittà che ri-muore ogni volta (gli americani ora vanno, saggiamente, in Bulgaria, Slovacchia, Romania: grande risparmio e grande competenza).
 


2/ Il Cambiamento, che deve avvenire subito, partire immediatamente, e che vedrà collaborare tra loro:
- Regioni e Film Commission, si spera dopo la messa in atto di un Federalismo nella Gestione dei Fondi per la Cultura;
- Privati, Enti, Fondazioni locali di regioni produttive, che verranno coinvolti sinergicamente dalle citate Commission e Istituzioni decentrate. Benetton-Fabrica, Fondazione Prada, Downtown Pictures, L.U.S. sono straordinari punti di partenza;
- Universtità di Cinema e Scuole di Recitazione, da far nascere una volta buona, ispirandosi di volta in volta agli Stati Uniti, al Regno Unito, all'Asia, ai Paesi dell'Est.
- Festival-Festival, alti, colti, appassionati, innovativi, dove la star non serve o serve pochissimo; dove si fanno Seminari col pubblico selezionato; dove hanno luogo Stage in stile Sundance. Si partità da quelli di Venezia, Torino, Pesaro, Udine, Bologna (la Cineteca!), Bellaria e cento altri ancora;
- Una Stampa Cartacea di vaglia (Segnocinema, Filmcritica, Cineforum, Cinemasessanta e altre) e una Stampa On Line libera, aggiornata, curiosa, in anticipo sui tempi, trasversale e realmente "globale", per quanto con una preferenza chiara verso il Cinema Asiatico;
- Una TV Satellitare collaborativa, poiché non abbiamo alcune speranza che Rai e Mediaset possano sollevarsi dal baratro in cui si trovano;
- Case di Produzione e/o Distribuzione già esistenti, che si affiancheranno a quelle che verranno, come Lucky Red - Mikado - Fandango e altre.
 

Capitolo 2: fORUM 15 X 15
 

Capitolo 3: IL CASO TORINO