TEATRO FONDAMENTA NUOVE PRESENTA...
 

Movimenti

tim crouch

my arm, progetto ab-uso

regia | Fabrizio Arcuri

con | Matteo Angius, Emiliano Duncan Barbieri

Venezia, Fondamenta Nuove, 29 aprile 2009
 

di Gabriele FRANCIONI

 

27/30

 

Collegamenti:

- Teatro Fondamenta Nuove

- Tim Crouch

Il testo di Tim Crouch, portato in scena dalla compagnia romana degli Artefatti, conclude “Movimenti – gesti di teatro necessario”: una delle tante sotto-tracce del discorso creativo che anima le stagioni di Teatro Fondamenta Nuove. 

Una vera multimedialità (non semplice accoppiamento di testo visivo e sottofondo sonoro, insomma) s’impadronisce immediatamente del palco, accorciando tra l’altro la distanza scena-spettatore, uno dei punti forti della “filosofia” di TFN. 

L’idea registica è quella di avere uno sfondo realizzato con un’azzeccatissima proiezione a tutta parete dove vediamo il fratello del protagonista interagire con Matteo Angius, che però parte dalla platea, rivolgendosi a noi (come peraltro da testo crouchiano) in maniera diretta, abbattendo subito muri e diaframmi mentali e fisici. 

Fabrizio Arcuri, regista, medita e sperimenta sul piano dei livelli di comunicazione: un’altra costante di Fondamenta Nuove.

Proiezione, suono-musica dal vivo, micro-gestualità (quindi pre-coreografia), presenza di un Mac con webcam, ormai un must in ogni spettacolo sintonizzato sulla contemporaneità più significante.

Si narra una storia per certi versi dolorosa, sicuramente intimistica, piegata su enormi vuoti interiori di un adolescente cresciuto tra anni ’60 e ’70, che, prima di perdere prematuramente la madre, attraversa i topoi adolescenziali che una cultura glam gli offriva –il rock inglese dei Seventies- facendoli propri e utilizzanti come salvagente rispetto a un isolamento cui la famiglia lo costringe.

L’ipersensibile teenager inizia ad alzare il braccio ostinatamente e compulsivamente, tenendolo sollevato con l’unico scopo di farsi notare dai genitori, sino a produrre un’autoflagellazione fisica masochisticamente progettata, che lo porterà ad essere oggetto d’attenzione da parte degli ambienti artistici della Londra anni ’90, quella, per intenderci, degli Young British Artists, citati esplicitamente con l’evocazione dell’immanente Damien Hirst (immancabile anch’egli, come il computer-attore). 

Angius è assolutamente efficace nel determinare una lettura interpretativa continua, senza pause, che dà al pubblico quello che maggiormente chiede: ritmo, coinvolgimento, emozione e entertainment.

è agile nel saltare tra webcam-sfondo-parete di fondo-sedia, senza far abbassare la temperatura emotiva della narrazione. La regia è ottimamente orchestrata allo scopo di tessere le fila di questa danza parlata. 

Forse solo il chitarrista che lo accompagna ha interventi appena un po’ troppo lunghi e le interpretazioni dei brani soffrono di una leggera trasandatezza.

Lo scopo primario è comunque raggiunto e, quasi fisicamente, l’audience sembra riversarsi sul palco, assolutamente conquistata da questa teorizzazione sui nuovi ruoli e i nuovi media della inter-relazione, l’ intercambiabilità (se non l’invertibilità) di recitante e voyeur.

di Carlotta TRINGALI

Intervistato da Andrea Porcheddu - critico teatrale e direttore artistico del Festival del Teatro delle Mura di Padova, in scena il prossimo giugno nella provincia veneta - il regista dell'Accademia degli artefatti, Fabrizio Arcuri, ha spiegato come negli ultimi anni la ricerca della compagnia si sia rivolta a testi drammaturgici contemporanei. Dopo una crisi creativa che ha costretto gli Artefatti a un paio d'anni di riflessione silenziosa circa il proprio percorso teatrale, il gruppo si è interrogato sulla necessità di indagine dei meccanismi della comunicazione. Arcuri ha così deciso che, per raccontare e mettere in scena ciò che succede oggi, bisogna ascoltare ciò che gli scrittori contemporanei hanno da dire: è proprio per questo motivo che si è concentrato su autori come Crouch, Kane e Crimp. Il lavoro registico puntuale sul testo esegue maniacalmente ciò che il drammaturgo prevede nel suo scritto: quasi nulla è lasciato al caso o all'improvvisazione ed è forse questo un insegnamento che Arcuri ha ereditato dal grande maestro Luca Ronconi, con cui ha avuto delle collaborazioni. Importante è anche il lavoro con l'attore: nelle sue messinscena interessante e accurato è il rapporto che si crea tra persona-attore-personaggio, messo in crisi e rinnovato ogni sera, ad ogni rappresentazione.

TEATRO FONDAMENTA NUOVE PRESENTA...
 

Movimenti

tim crouch

my arm, progetto ab-uso

Venezia, Fondamenta Nuove, 29 aprile 2009