TEATRO FONDAMENTA NUOVE PRESENTA...
 

Risonanze 2009

christian feNNESZ
Black Sea

Venezia, Fondamenta Nuove, 16 aprile 2009
 

di Gabriele FRANCIONI

 

29/30

 

Collegamenti:

- Teatro Fondamenta Nuove

- Christian Fennesz

Proviamo a vedere le cose in maniera diversa dal solito: riviviamo nella nostra mente la seconda parte della stagione del Teatro Fondamenta Nuove come se fossimo di fronte a un unico Evento. O un grande festival in giorni consecutivi o, e qui sta l’idea affascinante, un vero e proprio spettacolo multisensorial-multimediale (fate voi) in cui tutti gli artisti soncompresenti.

 

Carolyn Carlson occupa due o tre zone dello spazio lasciato privo di scenografie, forse solo un velo per Massimo Munaro di Lemming Teatro… ma anche no: gli basta la quinta in caduta davanti al pubblico.

Il palcoscenico è più ampio del solito e Christian Fennesz è sul proscenio, piazzato su un ripiano che lo solleva ogni volta che Chiara Rossigni/ Antigone ci viene incontro, per parlarci del suo dolore (“Itagonesh!”) e piangere Polinice, fragrante e acre come un cadavere di frutta rossa e terra. Al centro, prima compatte poi in dissoluzione, le città invisibili degli Ooffouro.

Dopo, il Wardrobe Trio c’intrattiene, con la tachicardica potenza del suo oltre-jazz, lasciando spazio a vari a-solo microtonici di Rudesh Mahantappa.

Profumo di talco e anguria, ombre di ghiaccio secco, una lama taglia lo spazio tra noi e il palco e l’Evento sembra concluso.

Probabilmente, continua altrove.

Nella nostra testa, nello spazio temporale della stagione 2009/10, nell’ineffabile e indominabile qualità aerea di ciò che oggi è Arte.

 

Ricostruendo come un lego il meglio visto e sentito da febbraio a oggi, ci troviamo a raccontare lo Spettacolo Perfetto, quel D/M/T (danza-musica-teatro) non scaricabile da internet, ma così pregno di Zeitgeist, che non abbiamo alcuna necessità di immaginarcelo dentro architetture spaziali o (multi)sale  che parlano di futuro: esse sono già vecchie, come l’arte troppo materica e un buon 70% di edifici spacciati per archè-techne.

 

If the medium is the message, the user is the content”, tra Marshall McLuhan e Derrick De Kerckhove, è un buon modo per riassumere lo stato delle cose, e il medium è immaterialità tecnologica che ha sostituito la materia, con buona pace di molti critici d’arte, prendendosi la responsabilità di stimolare i nostri sensi più di un amletico e seppur meraviglioso pezzo di pietra.

La televisione va giudicata, forse anche il web, ma non le tecnologie che vi stanno dietro e che hanno portato a un riposizionamento dei “punti G” e delle zone erogene del fruitore “stimolatissimo”.

Quindi è perfetta anche la “non musica” di Christian Fennesz, (non) eseguita con il notebook Apple e una chitarra in distorsione (dettaglio: forse ENDLESS SUMMER era meglio di questo BLACK SEA, che suona come MUSIC FOR AIRPORTS di Brian Eno  suonato in loop, con una continua alternanza di Do Settima Maggiore e Fa Settima Maggiore, accordi oceanicamente pacifici, mentre il lavoro del 2006 aveva una gamma di white noises più ricca: ma va benissimo lo stesso!) perché anche la pop-noise-elettronica vive una nuova grande stagione in virtù della sua sensorialità tecnologica.

 

 

CONCLUSIONE=PREMESSA.

 

Ci sembra importante che gli eventi del nuovo decennio, la nuova Avanguardia, insomma, portino artisti e non-artisti dell’open source, che hanno masticato l’idea di un’autorialità multipla e polverizzata, direttamente dalle loro stanze internettiane (passi pure secondlife) fino a questi luoghi di mattoni antichi dove si ricrei il miracolo di una vera Comunità, questa volta con facce e senza fili, a numero necessariamente limitato, in cui l’artista si confonda con il “non-più-solo-spettatore” e insieme a lui dia vita a qualcosa che sia, per l’80%, una variazione su propri lavori e, per il resto, un’improvvisazione collettiva e - diciamo così - site specific.

Prendiamo l’idea di shareware  nata in Rete e portiamola a Venezia sotto forma di gruppi di gente multisensorializzata, attenta, pronta a fotografarti l’anima con il luminoso sensibilissimo cellulare, ormai un pet da accarezzare quasi fosse il tamagochi del 2010.

Vediamo se questa specie di cortocircuito/ribaltamento della logica della comunità  del w.w.w. può funzionare, se esteso e reso “pratica continua”, come base per una vera nuova arte del terzo millennio, che in parte è già passato - come apparato tecnologico a disposizione - e in parte deve ancora iniziare - come consapevolezza nell’usare tale apparato.

TEATRO FONDAMENTA NUOVE PRESENTA...
 

Risonanze 2009

christian feNNESZ
Black Sea

Venezia, Fondamenta Nuove, 16 aprile 2009