Non convince l’ennesima versione di FAVOLESCION, spettacolo teatrale scritto da Paolo Quattrocchi e Mauro Cattivelli e diretto, in occasione della terza edizione della rassegna “La Voce” presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma, da Franco Tuba. Già portato in scena negli anni ’90 dal regista Claudio Boccaccini, FAVOLESCION è una sorta di meta-favola: una commedia musicale condita di sarcasmo, un musical (o aspirante tale) infarcito di qualche ingrediente di troppo, una pièce che ha avuto, se non altro, la capacità di entusiasmare la pletora di bambini che gremiva la Sala Petrassi.
Le favole ai tempi della televisione. Del web 3.0, verrebbe da dire. L’intento dello spettacolo è quello, nobilissimo, di riportare in vita il valore insostituibile della narrazione orale in un mondo - il nostro - animato da logiche consumistiche e speculative, nel quale la pubblicità occulta ha assunto il nome più accattivante di product placement e Cenerentola può ritrovarsi a fare da testimonial per una marca di sgrassatori. Un soggetto interessante che si perde in una sceneggiatura troppo lunga, in dialoghi stentati e prevedibili, in playback fuori luogo e in una recitazione deludente (fatta eccezione per pochissimi attori, tra i quali spicca Dino Galdì nella parte del Lupo Cattivo).
Ad aprire lo spettacolo l’esibizione dei Raggi Fotonici, bizzarra band specializzata in cartoni animati (autrice e interprete di sigle come nientepopodimenoche “Hello Kitty”, “Scooby Doo”, “Digimon” e la nuova “Ape Maia”), che ha mandato in visibilio i più piccoli.
Onestamente io continuo a preferire Cristina D’Avena. 22/30

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