AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA

PATTY SMITH "MY FESTIVAL"

 

Eventi Musica

cristiano de andré
come in pace così in guerra

 

25 aprile 2013

 

 di Lilith ZULLI

scheda

Si sono presi il nostro cuore sotto una coperta scura

A dodici anni dal suo ultimo lavoro, Cristiano De Andrè ha presentato il 25 aprile scorso al "My Festival" di Patti Smith il suo nuovo disco "Come in Cielo così in Guerra" in un concerto maturo, dalle sonorità intense e vibranti. Cantautore, cantante e polistrumentista, Cristiano è artista intenso, mai scontato nei suoi brani e erede del patrimonio del padre Fabrizio in senso molto intimo: dalla profonda ricerca strumentale alla poliedricità sonora all’attenzione per la vocalità, dall’intensità amorosa al racconto del mondo fino alla denuncia sociale.

“Così adesso cammino e indovino dove porta quel ponte. Dove inizia e finisce il destino dei passi verso un altro orizzonte.
E lascio i miei sogni a te, perché tu li riprenda domani. E tengo i ricordi per me, ma come in un battere d'ali” (da "Disegni nel Vento") 


Presentando le sue nuove canzoni on stage, un po’ come si faceva negli anni Settanta, - e con forte riferimento alla grande epoca della musica cantautoriale - Cristiano svela al pubblico la sua visione sul mondo: “Un disco realista", lo definisce in un’intervista. "È inopportuno parlare di un mondo migliore se chi lo vuole non sa come arrivarci".

Una visione certo cupa, con poche speranze in cui Cristiano affronta la vacuità e la pochezza del nostro tempo, prendendo le distanze dalla società e, in particolare, da questa Italietta di furbi, caste e affari sporchi
.

“Chi ha creduto alle menzogne di bocche allenate a monete, alle parole di un potere che subito si inchina ad un altro più rapace, che in trent’anni di sottocultura mediatica tra canali e canili, a quelle lingue golose dei mercati che per i loro tacchi rialzati hanno svenduto il Paese al peggiore dei medioevi. A meno che non sia ancora preistoria questo parlare senza ascoltare e non avere memoria” (
da "Credici").

Un ritratto lucido del nostro paese dove “il rosso è così meno rosso e il nero è sempre più nero”, dove si è persa la coscienza della nostra storia, dove la memoria dei colori politici è ormai sbiadita in una società senza ideali e – cosa ancor più grave – senza principi: “Non la senti questa decadenza?
" sentenzia Cristiano ancora in "Credici"."Questo odore di basso impero? Noi speriamo siano banditi dalla storia senza una pagina una riga e nessuna memoria”.

In "Come in Cielo così in Guerra" si avverte una stanchezza a doversi scontrare contro il mondo, quando il mondo stesso non sa o non ho ancora scelto da che parte andare. “Questa sera le luci sono troppo forti, non mi ritrovo più” - canta in "La Stanchezza" - quasi a voler rievocare le parole di Fabrizio De Andrè “Al vostro posto non ci so stare” ("Nella mia ora di libertà"). E si avverte - amaramente - una solitudine nella lotta per la giustizia, una solitudine - ancora più intensa - nella passione per la musica, la cultura e la bellezza del mondo e, infine, una malinconia d’amore. “Questi ultimi anni mi hanno fatto capire che quel solito inutile usarsi lascia un vuoto nel cuore, perché è così dolce il tremante abbracciarsi e negli occhi vedere quel sorriso di lacrime e luce dove si specchia l'amore” ("Ingenuo e Romantico").

La denuncia sociale e politica continua - e si fa ancora più schiacciante nelle mille sfumature da "Fiume Sand Creek" a "Se ti tagliassero a pezzetti" - nel ricordo del padre a cui Cristiano si accinge nuovamente a pochi anni dal grandissimo successo della sua personalissima rivisitazione del repertorio di Fabrizio nel tour "De André canta De André vol. 1" (2009) e "De André canta De André vol. 2" (2010). Una scelta forte, quella del concerto all’Auditorium, grazie alla quale egli, nella doppia veste di figlio e interprete, riesce a condensare il forte calibro dell’esperienza musicale paterna attraverso brani non necessariamente famosissimi.  E da valoroso polistrumentista, riesce ad evocare sul palco i ritmi e i suoni caldi del nostro Mediterraneo in un mood costante che va oltre "Creuza De Ma".

E per la mia intima esperienza, la musica deandreiana è innanzitutto sapore e profumo. Suoni zuccherini, suoni neri e suoni agrumati che evocano in me l’esperienza dell’allucinazione olfattiva tra i mille profumi dell’Italia e del Mediterraneo.
Ma anche i suoni dolci e profumati dell’amore. E quello che mi ha colpito, intensamente, in questo concerto è la grande capacità di Cristiano, da figlio, di affrontare anche le canzoni d’amore scritte da suo padre: canzoni che, talvolta, avrà scritto per sua madre e che, spesso, avrà scritto per altre donne. E mi ha colpito da interprete la sua intensa capacità timbrica che volutamente ripercorre l’apparente uniformità della voce del padre.
Una finta monotonia che Fabrizio offriva all’orecchio superficiale dell’ascoltatore frivolo, ma che regalava infinite vibrazioni e infiniti sussurri a chi ha amato le sue armonie e le sue poesie: per dirla con Fernanda Pivano “
Era come se un gamelan nascosto nella foresta di Bali ti buttasse addosso i suoi profumi, e insieme il suo suono”.
Cristiano riesce, anche all’incredibile affinità timbrica a far sussultare d’amore il pubblico deandreiano. Sussultare d’amore, già, perché l’amore che Fabrizio ha cantato è un amore greve di vita e leggero di meraviglia. È un amore in cui la scoperta dell’erotismo si fa intensa e dolcissima, dove la passione è il più sacro dei rituali dell’uomo, dove la tenerezza è intima e sussurrata.

Verranno a chiederti del nostro amore. A quella gente consumata nel farsi dar retta un amore così lungo tu non darglielo in fretta …”

SITO UFFICIALE

 

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09 -25 aprile 2013