stagione prosa 2011.2012
 

il berretto a sonagli

Mestre, da 30 novembre/04 dicembre 2011

Di Luigi Pirandello

Regia Mauro Bolognini
Con Sebastiano Lo Monaco
Con la partecipazione di Viviana Larice
 

Una produzione Sicilia Teatro
 

di Eleonora PINCA

 

27/30

 

Collegamenti:

- Teatro Toniolo

- Il Berretto a Sonagli

In una ricca villa nella provincia palermitana degli anni ’10, una donna corrosa dalla gelosia verso il marito arriva a convincersi di essere stata ignominosamente tradita. Istigata dai pettegolezzi della paesana Saracena, Donna Beatrice Labella architetta un piano per gettare pubblicamente nella vergogna i due presunti amanti, noncurante delle ripercussioni che un simile scandalo avrebbe anche sulla sua vita. A niente servono gli scongiuri dell’anziana governante Fana, i suggerimenti dell’opportunista fratello Fifì, e tantomeno le allusioni  vagheggiate dal delegato Spanò, la Signora Labella non accenna comunque a desistere. Un ultimo quasi suplichevole appello è velato nel discorso di Ciampa, umile impiegato presso lo studio del Cavalier Fiorica, marito di Donna Beatrice e sospettato di avere una relazione  con la moglie stessa del Ciampa. Intuendo le intenzioni della donna, Ciampa tenta di indurla a riflettere e non agire invece in modo sconsiderato solo perché accecata dall’idea di essere stata oltraggiata. Nessun argomento la smuove, l’incontro con la moglie del Ciampa invece di sfociare in un confronto immediato, al contrario scatena ancor più la sua brama di rivalsa. Il secondo atto si apre con la disperazione della madre e del fratello di Beatrice  per l' arresto del Cavalier Fiorica, trovato dalla polizia in compagnia della Signora Ciampa in seguito alla denuncia di adulterio.  Ormai appagata  per aver vendicato l' orgoglio ferito, Beatrice sembra non curarsi affatto delle conseguenze che potrebbero intaccare la reputazione della famiglia.  Chi invece è rimasto completamente dilaniato dall’evento è il sottoposto Ciampa: l’agire della moglie messo a nudo davanti all’intero paese ha macchiato irrimediabilmente il suo onore di uomo e marito. Egli non è che lo zimbello di tutti ora. Per quanto il delegato Spanò cerchi di accomodare la situazione favorendo davanti a tutti un verbale che attesta in realtà l’innocenza dei due imputati e promettendo un loro pronto rilascio, per Ciampa è in ogni caso tutto perduto, la sua dignità di fronte alla gente non  riuscirà mai più ad essere riscattata. Per salvare la faccia all’impiegato non rimarrebbe altra scelta se non uccidere la moglie, per punirla di averlo così gravemente disonorato, oltre al Cavalier Fiorica che nonostante la sua posizione gli ha comunque mancato di rispetto. Solo alla fine il Ciampa propone quello che ritiene sia l’unico  modo apparentemente plausibile per ripulire l’intera faccenda: far passare la Signora Labella per pazza. Vestendola del berretto a sonagli della follia, chiunque considererà le sue accuse come meri vaneggiamenti di una donna soverchiata dall’ansia di perdere le attenzioni del marito, tormentandosi nei dubbi che la sua stessa mente angosciata ha creato. Nessuno dei presenti sembra osteggiare questa proposta, e Beatrice, accerchiata, alla fine non trova altra difesa se non dimenarsi e una volta per tutte urlare in faccia a tutti la verità. Quel grido disperato nel dare finalmente libero sfogo alla sua rabbia, la chiude di fatto nel nuovo ruolo che le è stato giusto assegnato, così che la famiglia, e Ciampa, possano riprendere le rispettive commedie, reindossando la maschera della ritrovata rispettabilità.

 

La versione di Sebastiano Lo Monaco dell’opera pirandelliana, così come ci è stata brillantemente presentata, ha saputo mettere in luce il meccanismo di matrioske del “teatro nel teatro” tipico della poetica dell' autore siciliano. Il tema della maschera viene perfettamente sviscerato nell’interpretazione del Ciampa da parte di Lo Monaco, attore che si è spesso messo alla prova con diversi personaggi partoriti dalla creatività del conterraneo. Oltre a riprendere il taglio di regia dato dal un maestro quale Mauro Bolognini, il Lo Monaco attore riesce a cogliere e far sua l’apparenza grottesca ed incerta dell’antieroe, trasmettendo con egual forza la natura più intimamente straziante del Ciampa. La contraddizione e la frattura fra il Ciampa “pupo”, tollerante e accondiscendente, ed il Ciampa “smascherato” nella sua meschina e palpabile umanità, arriva al pubblico senza filtri nella voce a tratti squillante, poi affievolita  ed infine a tratti strozzata di Lo Monaco. Altro veicolo essenziale per la riuscita dello spettacolo è la Donna Beatrice di Marina Biondi, capace di dare spirito e corpo agli umori cangianti, alla fiera caparbietà di questa donna, e proprio alla fine palesare con isterica convinzione la sua “incivile” dignità. La Biondi libera una Beatrice quasi indomabile, unica figura che riesca a svincolarsi dal suo personaggio, donna di buona famiglia vittima del comportamento del marito e delle ipocrisie della società, arrivando, attraverso la follia, ad essere finalmente persona, solo e soltanto sé stessa, indipendente. L’appoggio degli altri attori non è di minor valore. La schiettezza quasi volgare della Saracena nelle sue vesti sgargianti, l’inconsistenza del personaggio di Fifì, la ridicola vanità dell’ipocrita delegato Spanò, sono tutte rappresentazioni efficaci e convincenti. Un apprezzamento particolare andrebbe di certo a Isa Bellini, cantante, attrice e doppiatrice italiana, la cui carriera cominciò negli anni ’40 e che, con la sua interpretazione della saggia Fana, ha certamente impreziosito l’intera pièce, ricordandoci anche quanto l’arte possa essere incomparabile alla vita.

Durante le due ore di spettacolo il pubblico ha visto gli attori muoversi in uno spazio che la scenografa Helena Calvarese ha ricreato partendo da un’immagine della Sicilia dell' epoca. L’azione si svolge all’esterno di una villa di campagna, nel cortile antistante, dove è stato sistemato, con equilibrio arredativo, un essenziale mobilio da giardino. A lato del palco sono stati posti due aranci, richiamati anche da un cesto colmo degli stessi frutti posto su un tavolo. L’attenzione dello spettatore si focalizza poi sul contrasto cromatico tra la velata atmosfera (azzurro/ciano) che pervade la scena e la luce rossa profusa dalla porta e dalle due ampie finestre che danno sul giardino dove s' intrecciano le vicende. Se l’esterno è il luogo del racconto e del confronto fra i personaggi, l’interno dell’abitazione può essere letto come il covo dei drammi e delle inquietudini celate negli stessi.

 

Rispettando l’impostazione data da Mauro Bolognini, ad emergere è prevalentemente il personaggio di Ciampa, così come lo era stato, ancor prima, nella prima rapprentazione del 1916 con l’interpretazione di Angelo Musco.  Questa figura era cara a Bolognini per il suo dualismo: lo considerava dotato di un’umanità sopita ma astuta, motivo per cui lo affidò ad un ancora giovane Lo Monaco, considerato in grado di imprimere una forza ed un vigore drammatico più autentico rispetto ad attori che precendemente avevano affrontato il ruolo alla fine della loro carriera. In ultimo, Bolognini, rifacendosi alla definizione che lo stesso autore aveva dato all’opera, quella cioè di una commedia “nata e non scritta”, allo stesso modo s' impegnò in una regia che risultasse il meno artefatta possibile, chidendo agli attori di essere “personaggi vivi e veri, più di noi che respiriamo”. Nella ripresa della direzione del regista toscano, Lo Monaco si è mostrato fedele all’idea così come era stata concepita, non mancando comunque di originalità.

Riguardo invece al dualismo tra le maschere ed i folli che le lasciano cadere per indossare chiassosi berretti a sonagli, gli attori, i personaggi e Pirandello stesso, lasciano aperto al pubblico uno scomodo interrogativo.

teatro toniolo PRESENTA...

il berretto a sonagli

Mestre, da 30 novembre/04 dicembre 2011
regia di Mauro Bolognini