“Esistono bei film e brutti film. Tutto qui”. La
fa semplice il maestro John Landis, in visita allo IULM di Milano con Dario
Argento in occasione della presentazione di "Master of Horror", la serie per
la tv realizzata dal regista Mick Garris, in onda su Sky Cinema Max a
giugno.
Tredici film da un'ora girati da grandi maestri del genere: da John
Carpenter a Tobe Hooper, da Stuart Gordon a Takashi Miike, da Joe Dante fino
a Landis e Argento. “All'inizio non ero affatto convinto - racconta il
regista di PROFONDO ROSSO – ma poi altri autori decisero di partecipare e fu
bello iniziare. Ciò che mi convinse più di tutto fu la garanzia di poter
lavorare senza censura, senza tagli: fu questo a entusiasmarmi”. Argento se
la prende con la censura statale in Europa (“gestita da pessimi personaggi,
non vi auguro di incontrarli”, ridacchia), con quella “subdola della tv” e
con quella dei distributori: “Tra tutti questi 'non si può fare' mi ero un
po' scocciato, ma poi Garris mi disse di fare come volevo ed entrai nel
progetto”. Anche se, in effetti, qualche taglio è stato fatto, come racconta
Argento: “Ho girato un film molto duro, e loro mi hanno censurato alcuni
secondi. Si trattava di una sequenza di sesso orale. Che c'è di male nel
sesso orale?” Boato di approvazione. Landis intanto se la ride, e precisa:
“Dario, era una sequenza di sesso orale, ma va detto che lei ad un certo
punto azzanna il pene di lui e se lo mangia!”.
Poi Landis racconta la genesi del progetto "Master of Horror": “L'idea venne
fuori da una serie di cene con me, Garris, Carpenter, Cronenberg, Dante e
altri. Una sera Garris chiese: ' Se trovo i soldi, lo fate?'. Noi
rispondemmo di sì, convinti che i soldi non li avrebbe mai scovati. E
invece...”. Poi Landis si sofferma sulla vicenda di IMPRINT, il capitolo di
Takashi Miike che fu escluso dalla serie perchè il canale Showtime (che la
trasmetteva) si oppose alla sua messa in onda. IMPRINT fu poi mostrato al
Far East Film Festival di Udine dell'anno scorso, ottenendo qualche applauso
e molto stomaci in subbuglio. “Il rifiuto di Showtime fece schizzare alle
stelle le vendite del dvd comprendente IMPRINT”, racconta Landis. Poi il
cineasta americano commenta il lavoro di Argento: “Il film di Dario è
veramente folle: io sono un impostore, è lui il vero 'Master of Horror'!”.
Gianni Canova ha poi sottoposto alcuni quesiti ai due registi: il primo
riguardava la dialettica tra visibile e non visibile nell'ambito dei
meccanismi cinematografici di creazione della paura. Secondo Landis, “un
regista non fa altro che raccontare una storia. Non esistono delle regole
prefissate. Cushing e Karloff per esempio odiavano il termine 'horror'”.
Landis sostiene che non è difficile creare uno spavento momentaneo nello
spettatore, per esempio con l'apparizione improvvisa di un mostro urlante;
“Il difficile è fare in modo che lo spettatore si prenda a cuore il destino
dei personaggi” (“Make the audience care on what will happen”). Poi cita THE
CURSE OF THE CAT PEOPLE (il seguito di CAT PEOPLE di Tourneur), e mette in
evidenza l'uso che il film fa del fuoricampo, sottolineando ancora una volta
che ogni singolo film ha le sue regole. Argento prende invece come esempio
il capolavoro di Tourneur, ricordando la sequenza della piscina, con le
ombre della pantera che si muovono danzando sulle pareti.
Poi la conversazione si focalizza sulla contaminazione dei generi, di cui
Landis è maestro: basti ricordare un film eccezionale come UN LUPO MANNARO
AMERICANO A LONDRA, in cui horror e commedia si intersecano e interagiscono
sempre sul filo di un equilibrio tanto sottile quanto sorprendente. Per
horror e commedia, Landis offre la splendida definizione di “unforgiving
genres” (“generi che non perdonano”), il cui successo è legato alla capacità
di provocare nel pubblico reazioni fisiche, come la paura o il riso. Per
ottenere questi effetti, ciò che conta di più è la capacità del regista di
saper raccontare: “Le tecniche cambiano, si evolvono e migliorano, ma la
struttura composta da attore-cinepresa-troupe è immutabile. Oggi ci sono
film bruttissimi, per esempio, ma i mostri sono strepitosi”.
I due cineasti vengono poi incalzati da Canova – forse memore delle golden
rules enumerate da Randy in SCREAM, opera di un altro maestro come Wes
Craven - sul classico intreccio tematico 'sesso/morte'. Landis spiega che
spesso i registi non sono consapevoli di mettere in scena alcune ossessioni
o alcuni 'segni' che la critica accademica poi investe di significato, ed
esemplifica il tutto con un aneddoto: “Garris nei primi anni Ottanta
conduceva una trasmissione per la Universal, nella quale venivano presentati
i film in uscita. In quel periodo uscirono LA COSA di Carpenter, VIDEODROME
di Cronenberg e il mio UN LUPO MANNARO AMERICANO A LONDRA, e Garris ci
intervistò per l'occasione. Garris chiese a Carpenter: 'Ma come mai la
ragazza con i seni scoperti muore sempre, mentre quella più casta si
salva?'; Carpenter andò in panico, perchè non aveva idea di cosa rispondere!
Semplicemente, non ci aveva mai fatto caso. Fu Cronenberg a superare
l'imbarazzo: 'A Toronto, dove sono nato io, tutte le ragazze che mostrano il
seno vengono ammazzate!'”. Applausi e risate in aula, e Argento ne
approfitta per un riferimento alla psicopatica omicida Jenifer, protagonista
del suo capitolo di "Master of Horror": “Prima le ragazze si scoprivano il
seno e venivano sgozzate, oggi mostrano il seno e ti sgozzano”.
Poi arriva il momento delle domande del pubblico. Qualcuno chiede quanto c'è
del vissuto personale dei registi nei loro film, e Argento risponde: “Nei
miei film racconto sempre me stesso. Io mi rifletto spesso nei miei
protagonisti. Anche John è assolutamente riconoscibile nelle sue opere”. Per
Landis, che ricorda il suo stupore davanti a QUATTRO MOSCHE DI VELLUTO
GRIGIO, “il film riflette il regista, ma in molti modi che lui nemmeno
conosce”.
A chi chiede se il budget limitato stimola la creatività di un artista,
Argento replica che “è solo una leggenda. Più soldi significa sempre un film
più bello. Punto”. Per Landis “non esiste un legame tra creatività e
budget”, e racconta l'ultimo aneddoto, una conversazione con Costa Gavras:
“Gli dissi che oggi chiunque, grazie al digitale, poteva girare un film
visivamente curato con poche migliaia di dollari. Lui mi rispose: 'Guarda
quante matite e quanta carta ci sono in giro, e quanti buoni scrittori'”.
Ancora applausi per uno dei mostri sacri del cinema americano, apparso più
in forma che mai. Siamo certi che il suo capitolo di "Master of Horror",
intitolato DEER WOMEN, ci darà grandi soddisfazioni.
Milano, 29 maggio 2007
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