JOHN FORD

UN PENSIERO PER IMMAGINI

di Toni D’Angela

 

di Marco GROSOLI

 

 

Quando la Storia, nel corso della sua aderenza al tempo, sbatte contro la negazione di quest’ultimo, ecco che abbiamo il nodo che definisce tutta intera la nostra civiltà (anche quella contemporanea): quel nodo che stringe insieme la Storia e il Mito. Nessun cinema ha saputo rendere conto di questo nodo al pari di quello di John Ford.

La pubblicistica inerente al cinema, oggi, annega in un oceano di contingenze, in una miriade di piccoli e ultraspecifici oggetti di studio. Sia chiaro: nulla di male in questa sovrabbondanza, tutt’altro. Si sente da tempo, però, la mancanza di tentativi che sappiano confrontarsi con il Particolare spingendosi fino a vedere in esso l’Universale.

Toni D’Angela ci prova, con ottimi risultati. Non può esserci occasione migliore di ripristinare questo aggancio con l’Universale, che attraverso il cinema che più di ogni altro ha saputo affrontare questa dialettica (quella tra Mito e Storia). John Ford, appunto. D’Angela imbastisce un sinuoso percorso nella filmografia dell’irlandese/americano (da The Whole Town’s Talking a The Grapes of Wrath, da The Long Grey Line a The Wings of Eagles a molti altri), riuscendo ogni volta a penetrare l’evanescenza dell’immagine cinematografica fino a incontrare l’Eterno, la monumentalità del pensiero (soprattutto novecentesco: Adorno, Badiou, Deleuze…).

I film di John Ford sono insomma qui una (splendida) occasione per tornare a una delle accezioni del cinema più vitali: il mondo che riflette su se stesso attraverso se stesso. Attraverso i tanti titoli presi in considerazione (western, ma non solo), la Comunità, l’Individuo, l’Alterità e altre maiuscole vengono continuamente riformulate, lanciate nella potenzialità del Possibile attraverso un ambiguo ritorno alla loro “origine” concettuale. Un’instancabile oscillazione tra aperto e chiuso.

Il cinema di John Ford consiste, infatti, innanzitutto proprio in questo continuo movimento “a fisarmonica”. Lo si mette in chiaro già nelle prime pagine: uno che fa nel giro di pochissimi anni l’inossidabile Stagecoach e il “non riconciliabile” The Searchers, non può che sbaragliare una distinzione, fallace e miope quant’altre mai, come quella tra “classico” e “moderno”. Perché l’aperto e il chiuso non finiscono mai di “scazzottarsi” a vicenda.

Questa inesauribile dialettica tra Deserto e Giardino, tra Legge e Wilderness alimenta il respiro potente del cinema fordiano, il quale altro non è che la sapiente misura (in)umana di questa alternanza inscritta nei corpi, nei luoghi e più ancora in quell’Inglobante (il cielo) che dà un senso organico a tutti loro. E il volume di Toni D’Angela riesce, grazie alla sua scrittura appassionata e competente, a cogliere molto di questo respiro, a riprodurre la compenetrazione della “polvere” consunta delle immagini e delle vette cristalline del pensiero. Anche quando opera contrapposizioni troppo nette o forse non del tutto condivisibili (come quando, talvolta, oppone troppo rigidamente un “prima” edenico della civiltà e un successivo “irrigidimento” verticista e burocratico/amministrativo), D’Angela sa e sente che le contrapposizioni troppo nette sono lì solo per essere complicate, ridiscusse e infine revocate strada facendo. E lo fa.

I cowboy e gli indiani stanno gli uni di fronte agli altri non solo per combattere, ma anche (e inseparabilmente) per riconoscersi gli uni negli altri.

 

08:05:2009

JOHN FORD. UN PENSIERO PER IMMAGINI
Autore: D'Angela Toni
Unicopli / Collana: Contaminazioni
Genere: Varia / Volume n.: 13
Data pubbl.: 12 giugno 2010

Prezzo: € 15,00