In scena al Toniolo con il
Teatro Stabile del Veneto un altro grande classico. La messa in scena di
Alessandro Preziosi, che si propone come regista e attore, principale
riprende la commedia di Edmond Rostand nella sua interezza e con fedeltà.
Cyrano è un temuto spadaccino, di lama veloce e lingua affilata, a cui piace
rendersi antipatico ma che in fondo è mosso da nobili valori, come il
disprezzo e il non asservimento ai pre-potenti, i valori dell’amicizia e
dell’amore. Un uomo leggendario che stende i suoi avversari a suon di versi
poetici, giochi di parole e duelli impareggiabili. Queste qualità però non
lo consolano del suo più grande cruccio: un naso enorme che sempre gli
ricorda la sua bruttezza.
Ironia della sorte Cyrano è innamorato della cugina Rossana, donna di
cultura e di straordinaria bellezza. Questo amore non corrisposto da origine
al triangolo amoroso tanto noto. Infatti lei, innamorata di Cristiano, un
bel giovane che si appresta a divenire cadetto sotto la direzione di Cyrano,
chiede al cugino di proteggerlo. I due uomini si troveranno a condividere
l’amore di Rossana, Cristiano con la sua bellezza e Cyrano col suo
intelletto. Il finale è tragico come nelle migliori commedie romantiche di
fine ‘800.
Lo spettacolo, da copione, si apre con Cyrano che umilia un attore durante
il suo spettacolo, colpevole di aver messo gli occhi su Rossana.
La scenografia è davvero verosimile. Nonostante gli scenari siano molteplici
-dagli interni del teatro agli esterni in città, dal campo di battaglia al
convento- vi è una grande cura dei dettagli e di come questi si abbinino ai
diversi momenti dello spettacolo, come il sorgere della luna al momento
della morte di Cristiano. Si vedono in questa scenografia i tipici
stratagemmi teatrali per i cambi di contesto. Teli, lampadari, cornici che
si alzano e che spariscono con estrema naturalezza. Nel complesso è una
scenografia che colpisce per la resa.
Ancora per quel che riguarda gli aspetti tecnici, anche l’uso delle luci è
molto studiato. Al punto da riuscire a rendere, solo tramite l’ausilio dei
riflettori, l’aria convulsa e polverosa della guerra. Un uso che talvolta
ricorda quello cinematografico dei grandi autori, come quando Rossana ci
viene mostrata per la prima volta.
Del resto anche nella scelta delle musiche si riconoscono dei suoni e degli
strumenti tipici delle colonne sonore più recenti, peraltro inserendosi
benissimo nel contesto della storia, senza stonature.
I costumi, che ben richiamano l’immaginario collettivo della Francia dei
moschettieri, risultano sempre molto appropriati. L’unica nota stonata può
essere l’assenza del protagonista assoluto della commedia: il naso.
Preziosi qui mette in scena un capolavoro del teatro della parola ma che
grazie all’allestimento di Khora.teatro diviene uno spettacolo che si fa
apprezzare per la sua rotondità, la sua completezza scenica. Il carisma
trasmesso al personaggio principale e la bravura e la simpatia degli attori
ci regalano uno spettacolo divertente ma anche drammatico, che appassiona
fino all’ultima parola. |