Come recita saggiamente la presentazione
dell'evento, due sono le reazioni che può suscitare la performance delle
Granular Synthesis: estasi mistica, o la più prosaica se non classica fuga
sdegnata e iraconda dalla sala.
Oggettivamente per i più la fuga dalla sala è un'opzione alquanto
invogliante. La prospettiva di passare quaranta minuti davanti a sei schermi
vuoti se non per quattro puntini in croce che ricordano simpaticamente le
interferenze della vecchia amica antenna, può sembrare qualcosa di
terrorizzante, soprattutto se in tv danno Titanic. Come per tutte le
esperienze, per apprezzarle bisogna crederci, e avere un po' di fede. E se
si dà fiducia a Kurt Hentschläger e Ulf Langheinrich, passando sopra al loro
indubbiamente impronunciabile nome, non si resta delusi.
Il viaggio in cui ti guidano con pazienza e delicatezza è intimo, di totale
estraniazione. I ritmi ascendenti che si fondono con le immagini campionate
ipnotizzano fin dai primi istanti, fanno perdere letteralmente coscienza
allo spettatore, trascinandolo verso un universo fatto di impulsi,
totalmente irrazionali, vagamente sensuali, sinteticamente liberatori. Il
viaggio è lungo ma non pesa, si chiude in un rosso ritmo affannato che
lascia un po' increduli e storditi, ma senza dubbio soddisfatti.
I più scettici hanno comunque potuto gradire la location, Officine Marconi,
ex capannone industriale, sottoposto di recente a un'originale operazione di
lifting, che lo ha reso una specie di centro sociale con infissi color
evidenziatore in stile asilo infantile, con tanto di divina terrazza vista
Frascati su cui sorseggiare il proprio drink in compagnia dello strepitoso
dj set firmato Carl Craig e Noze.
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