Granular Synthesis / POL
Officine Marconi
Roma, 6 Dicembre 2008

di Stefania ROTA

Come recita saggiamente la presentazione dell'evento, due sono le reazioni che può suscitare la performance delle Granular Synthesis: estasi mistica, o la più prosaica se non classica fuga sdegnata e iraconda dalla sala.
Oggettivamente per i più la fuga dalla sala è un'opzione alquanto invogliante. La prospettiva di passare quaranta minuti davanti a sei schermi vuoti se non per quattro puntini in croce che ricordano simpaticamente le interferenze della vecchia amica antenna, può sembrare qualcosa di terrorizzante, soprattutto se in tv danno Titanic. Come per tutte le esperienze, per apprezzarle bisogna crederci, e avere un po' di fede. E se si dà fiducia a Kurt Hentschläger e Ulf Langheinrich, passando sopra al loro indubbiamente impronunciabile nome, non si resta delusi.
Il viaggio in cui ti guidano con pazienza e delicatezza è intimo, di totale estraniazione. I ritmi ascendenti che si fondono con le immagini campionate ipnotizzano fin dai primi istanti, fanno perdere letteralmente coscienza allo spettatore, trascinandolo verso un universo fatto di impulsi, totalmente irrazionali, vagamente sensuali, sinteticamente liberatori. Il viaggio è lungo ma non pesa, si chiude in un rosso ritmo affannato che lascia un po' increduli e storditi, ma senza dubbio soddisfatti.
I più scettici hanno comunque potuto gradire la location, Officine Marconi, ex capannone industriale, sottoposto di recente a un'originale operazione di lifting, che lo ha reso una specie di centro sociale con infissi color evidenziatore in stile asilo infantile, con tanto di divina terrazza vista Frascati su cui sorseggiare il proprio drink in compagnia dello strepitoso dj set firmato Carl Craig e Noze.

 

Granular Synthesis / POL
Officine Marconi
Roma, 6 Dicembre 2008